Gli spaghetti imbattibili, prima posizione nella top ten dei formati di pasta più amati dagli italiani. Ma la pasta, in generale, vince anche nelle nuove abitudini alimentari degli italiani
Italiani tradizionalisti, non rinunciano mai alla pasta, anche se sono poco fantasiosi nella scelta dei formati. Dalla Ricerca Doxa/Unione Italiana Food, “Gli italiani e il consumo di pasta”, emergono interessanti retroscena, proprio sulla scelta dei formati, che in Italia sono quasi 300, ma ad essere scelti sono sempre gli stessi. Anche su come il Covid ha cambiato le abitudini alimentari legate ai pasti ci sono delle novità. A quanto pare la pasta è protagonista indiscussa anche a cena.
La classifica dei formati di pasta più amati
Le ancora erroneamente sottovalutate penne lisce purtroppo non trovano spazio tra i 10 formati di pasta più amati dagli italiani. Anche se al primo posto ci sono gli spaghetti, bisogna ammettere che comunque la pasta corta tiene banco. Ecco la classifica:
- Spaghetti
- Penne rigate
- Fusilli
- Rigatoni
- Farfalle
- Linguine
- Lumachine
- Bucatini
- Mezze maniche
- Lasagne
Questa la classifica nazionale, ma c’è una variazione per il Sud Italia che include ziti, ditalini, orecchiette e pasta mista. L’indagine è stata condotta a maggio 2021 e ha visto il coinvolgimento di mille intervistati, 500 uomini e 500 donne tra i 18 e i 74 anni di età. I risultati rivelano che il 63% del panel mangia pasta a pranzo. 8 italiani su 10 preferiscono consumare un piatto di pasta in compagnia, ma il momento preferito per farlo è la cena.
I nuovi valori legati alla cena
La cena diventa il nuovo momento di convivialità in famiglia. Nonostante sempre più persone abbiano pranzato a casa, tra smart working e didattica a distanza, per 6 italiani su 10 è il pasto più condiviso della giornata, seguito dal pranzo (31%). Per il 14% è sinonimo dello stare insieme (in famiglia, conviventi, coinquilini), al contrario di quanto accadeva prima della pandemia. E per l’11% è il momento di confronto, che esclude volutamente la televisione. Interrogati sul pasto della sera e su come sia cambiato in quest’ultimo anno, il 20% dichiara di aver anticipato l’ora in cui ci si siede a tavola. Di conseguenza, per il 17% l’ultimo pasto della giornata dura di più, perché non c’è la fretta di dover far altro.
Pasta a cena, relax
A prescindere dai formati di pasa che si scelgono, alla domanda “quale emozione ti suscita un buon piatto di pasta portato in tavola la sera con la tua famiglia”, per il 44% la risposta è “relax e appagamento”. Se per il 27% la pasta a cena è sinonimo di serenità, per il 21% momenti di gioia e felicità. Un 8% invece sceglie la pasta semplicemente per amore. E anche se la pasta per il 63% degli italiani rappresenta il must a pranzo, la cena, con la sua nuova sfera di valori sociali la include a pieno titolo.
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Come scelgono i formati di pasta gli italiani?
In generale gli italiani preferiscono la pasa corta a quella lunga (spaghetti a parte), e la rigata a quella liscia. La scelta dei formati dovrebbe dipendere dal tipo di condimento da abbinare, ma in Italia non succede sempre così. Questa è una materia tipica del Belpaese, è quello che ci distingue ad esempio dagli asiatici che per tutti gli abbinamenti devono scegliere tra noodles e ravioli, contro i nostri 300 formati diversi (anche se poi si scelgono sempre gli stessi). La regola generale per un perfetto abbinamento tiene conto di forma, trafila, e capacità di contenere i sughi, per cercare l’equilibrio tra pasta e condimento.
In generale, i formati più strutturati, come rigatoni, penne e bucatini, si accompagnano meglio a salse più condite, mentre quelli più lisci, come ad esempio le farfalle, sono più compatibili con sughi e condimenti leggeri. Anche la “larghezza” della pasta va considerata. Le pappardelle e le tagliatelle vanno considerate in abbinamento con sughi più elaborati e ricchi, mentre le bavette, che sono meno porose, con sughi semplici.
Una lancia in favore delle penne lisce
Ingiustamente discriminate, buggerate durante il lockdown, non trovano spazio nella classifica dei formati di pasta più amati. Sul perché gli italiani preferiscono le penne lisce a quelle rigate c’è una credenza non del tutto fondata. Il formato zigrinato fa pensare che esso trattenga più il sugo. In realtà, in cottura, lo “scalino” della penna rigata fa sì che la pasta non si cuocia in maniera uniforme. A fine cottura infatti, il cuore della pasta sarà più indietro, mentre la superficie più esposta sarà stracotta e si sfalderà nel momento in cui la pasta viene condita, creando una spiacevole emulsione, ricca di amido, che interferisce con l’equilibrio ricercato tra condimento e pasta. Se si vuole cercare ancora il pelo nell’uovo, c’è anche la questione della digeribilità da approfondire. Per la loro struttura, comportano una masticazione più difficoltosa. Ma non tutte le penne lisce sono uguali ovviamente. Bisogna scegliere quella realizzata con materie prime di qualità, trafilata in bronzo ed essiccata a bassa temperatura. Presenta, infatti, una particolare ruvidità che consente alla pasta stessa di trattenere al meglio ogni tipo di sugo.
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