All’estero i prodotti autentici dell’enogastronomia italiana sono difficili da trovare. Si stima che sulle tavole dei consumatori internazionali in cerca del Made in Italy arrivano solo circa 200 prodotti su oltre 5800 referenze
“Girando per Little Italy, dove i cinesi hanno soppiantato gli italiani, ho trovato mercati che non hanno niente da invidiare a quelli di Shanghai. Abbiamo perso un’occasione che loro hanno colto. I cuochi cinesi qui hanno a disposizione la materia prima che troverebbero in Cina. Noi perché non ci siamo riusciti?”
Nelle parole dello chef Giuseppe Costa, cuoco stellato siciliano de “Il Bavaglino” di Terrasini, riportate da Daniele Miccione su GazzaGolosa, la rubrica enogastronomica de La Gazzetta dello Sport, è sintetizzata la ragione dell’esplosione del fenomeno Italian Sounding.
La cucina italiana è la più diffusa e apprezzata al mondo. Tutti vogliono cucinare e mangiare italiano, anche al ristorante: una pizza, una lasagna o semplicemente un formaggio a pasta dura o la Caprese, uno dei piatti unici più famosi, con pomodoro e mozzarella. I prodotti autentici di cui tutti sentono parlare non si trovano e così il vuoto è stato riempito da marchi imitati o addirittura contraffatti. “Il giorno che avremo a disposizione in tutto il mondo i nostri prodotti la cucina italiana non avrà più rivali”, aggiunge ancora lo chef di Palermo.
Un vero e proprio paradosso, peraltro, nell’Anno internazionale del cibo italiano! Da un lato aumenta la richiesta, complice il boom della cucina italiana nel mondo, un dato che trova conferma nell’ultimo Rapporto di Federalimentare, l’associazione delle imprese alimentari di Confindustria, con l’export che ha raggiunto la cifra di 32,1 miliardi di euro (+7% rispetto al 2017); dall’altro l’offerta non è strutturata. O, almeno fino allo scorso anno, mancava un piano di promozione del sistema agroalimentare italiano.
“Ci sono prodotti Italian Sounding di livello bassissimo che rovinano la reputazione della nostra cucina. – conclude Giuseppe Costa su Gazza Golosa – Le gastronomie italiane di livello, alla Dean & DeLuca o Di Palo’s, sono poche. E benedetto Farinetti che con Eataly porta in giro per il mondo le nostre specialità”.
Negli Stati Uniti, come in Germania, per citare i due Paesi più importanti per l’export italiano, spesso si fa fatica a trovare le nostre eccellenze a denominazione di origine. In Russia, ad esempio, dove è letteralmente scoppiata la moda della cucina italiana, nonostante i limiti imposti dall’embargo, mancano molti prodotti autentici, come la pasta, i formaggi (tra cui la mozzarella), i pomodori, l’olio extravergine d’oliva e i salumi.
La causa? Sono molte e di diversa natura. Un patrimonio molto vasto, imprese troppo piccole, pochi accordi di filiera ma, principalmente, mancanza di strategie di marketing e comunicazione che sappiano puntare ai mercati esteri, il vero punto debole della food economy italiana.
Adesso, per fortuna, c’è Authentico che sta cercando di colmare questo enorme gap aiutando i consumatori di tutto il mondo che amano il cibo italiano a trovarlo nei negozi più vicini oppure acquistarlo direttamente online. Inoltre, prima di acquistare un prodotto, l’app Authentico consente di sapere subito se il prodotto è autentico Made in Italy oppure siamo di fronte ad un tarocco Italian Sounding.
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