Made in Italy, solo ingredienti italiani, 100% italiano: la presenza di questi claim resta sempre e comunque un fattore determinante per la scelta dei consumatori
Un prodotto su quattro acquistato al supermercato riporta sull’etichetta il claim Made in Italy. Il riferimento all’origine nazionale incide per il 24,4% sul fatturato del largo consumo. Coinvolge, infatti, quasi 20.00 prodotti e genera un giro di affari che supera i 7 miliardi di euro.
I dati arrivano dall’Osservatorio Immagino, che ha analizzato 76.290 prodotti del mondo food nei supermercati ed ipermercati, da giungo 2018 a giugno 2019.
“Made in Italy, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano”, ma anche le Indicazioni di origine (Dop, Igp, Doc, Docg), il simbolo della bandiera italiana e la regione di riferimento sono le informazioni che attirano maggiormente i consumatori italiani.
Nel periodo di riferimento le vendite di questo paniere sono cresciute dell’1,3%, sebbene ci siano stati segni di rallentamento. L’anno precedente la crescita era stata più considerevole, +3,5%. La frenata è dovuta sia ad un aumento più contenuto dell’offerta, sia ad un lieve calo della domanda.
I claim che attirano di più
Il simbolo che più diffuso sulle confezioni è la bandiera italiana, presente sul 14,5 dei prodotti, che ha avuto, però, una crescita contenuta (+0,7%). Tra le categorie più coinvolte ci sono affettati, gelati, latte UHT, surgelati vegetali, uova e pomodori confezionati.
Il claim che ha fatto la differenza negli ultimi anni è stato, invece, “100% italiano”, con un aumento dello 0,4% dell’offerta e del 3,5 del giro d’affari. Un risultato positivo, ma non brillante come il 2017, quando le vendite registrarono un +7,8%. Le categorie migliori, in questo caso, sono state gelati, pasta, pasticceria e affettati. L’identificazione dell’origine della materia prima, esclusivamente italiana, non solo vende di più, ma ha anche un maggior valore. Una fascia crescente di consumatori consapevoli sono disposti a spendere di più per mangiare un prodotto di cui si fidano perchè fatto con materie prime italiane.
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In calo, invece, “prodotto in Italia”, con meno 0,6% di vendite, in particolare piatti pronti, uova, vini Doc e Docg e olio extravergine di oliva. Ad attestare la qualità e l’italianità sono le Indicazioni geografiche: Dop (Denominazione di origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta), Doc (Denominazione di origine controllata) e Docg (Denominazione di origine controllata e garantita). In particolare le ultime due relative ai vini, che hanno registrato un’espansione delle vendite del +3,4%.
Tra i prodotti Dop le performance positive sono per i formaggi tipo grana, formaggi da tavola, arance, aglio, pomodori e cipolle confezionate. Dato di vendita negativo per quelli Igp. Anche i simboli che riportano sul pack le identità regionali dei prodotti alimentari sviluppano oltre 2,34 miliardi di euro ed hanno visto crescere le vendite del 2,6% nel corso dell’ultimo. Al primo posto delle regioni più presenti sulle etichette ancora il Trentino-Alto Adige, che è anche quella con il maggior giro di affari.
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Il richiamo all’italianità, al Made in Italy, resta sempre e comunque un fattore determinante per la scelta dei consumatori, sicuramente perché sinonimo di qualità e sicurezza. L’etichetta resta il primo posto fisico per entrare in contatto con il consumatore e per soddisfare la sua esigenza di informazioni complete e trasparenti.
Questo trend è noto ai produttori agroalimentari italiani e purtroppo alcuni ne approfittano in modo scorretto dichiarando l’utilizzo di materia prima 100% italiana anche quando ciò non corrisponde al vero. Numerosi scandali hanno minato e mettono a rischio la reputazione del made in Italy. Authentico da sempre a fianco ai consumatori che amano il cibo italiano in tutto il mondo, grazie alla sua app completamente gratuita e senza pubblicità, consente di sapere l’origine dei prodotti che stiamo per acquistare e segnalare i prodotti tarocchi o contraffatti. L’app è scaricata da migliaia di utenti in tutto il mondo, scaricala subito anche tu cliccando qui.
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