I prodotti biologici, nell’immaginario collettivo, sono sinonimo di genuinità, natura, qualità e sicurezza, ma realmente è così? Ed è vero che sono anche più sani?
l’Italia è il leader in Europa del biologico con 80 mila operatori e 2 milioni di ettari coltivati, pari al 15,8 % della superficie agricola utilizzabile (circa 12 milioni e mezzo di ettari). Siamo sopra i principali Paesi produttori a biologico come Spagna (10,1%), Germania (9,07%) e Francia (8,06%). Negli ultimi dieci anni, i terreni coltivati con metodo biologico sono aumentati di oltre il 75% e i consumi sono più che triplicati, un po’ per moda e un po’ perché i consumatori cercano alimenti più sicuri. L’attenzione alla sostenibilità, inoltre, ha dato una spinta ulteriore al settore. Rispetto ai prodotti convenzionali, i prodotti biologici inducono i consumatori a spendere anche il 400% in più sul bilancio della spesa.
Qual è la differenza tra prodotti bio e convenzionali?
In molti non conoscono la reale differenza tra un prodotto biologico e un prodotto convenzionale. Per cibo biologico si intende tutto ciò che è prodotto, o coltivato, o trattato, senza l’utilizzo di pesticidi, fertilizzanti chimici, organismi geneticamente modificati (ogm), o radiazioni ionizzanti. Per quanto riguarda la carne, le uova o i latticini e tutti gli alimenti di origine animale, vuol dire che animali, pesci o pollame non sono alimentati con antibiotici o ormoni. Tuttavia, non basta la semplice dicitura “biologico” sulle confezioni, sebbene quest’ultima aiuti a vendere di più.
I prodotti confezionati devono riportare un’etichetta che certifichi la provenienza biologica e devono essere disponibili tutte le certificazioni che hanno avallato la denominazione. In Italia, per essere considerato biologico, un prodotto deve contenere almeno il 95% di componenti biologiche. Nel nostro paese esistono 17 organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari che, attraverso ispezioni, sia preventive che successive, certificano il rispetto delle previsioni di legge e l’effettiva composizione del prodotto anche in caso di presenza di più ingredienti.
Qual è la fiducia dei consumatori nel biologico?
Il cibo biologo attira una fascia di consumatori sempre crescente, tuttavia alcune recenti ricerche svelano che c’è una larga fascia che ha dei dubbi. Infatti il 50% dei consumatori non si fida di quel che viene scritto in etichetta, soprattutto quando si tratta delle parole “biologico”, “made in Italy” e “artigianale”. Il 30% è convinto che la scritta “bio” sia solo una azione di marketing, posizionata sapientemente per poter caricare di un sovrapprezzo l’alimento.
I prodotti biologici sono più salutari?
In merito a questo argomenti ci sono studi contrastanti. Da una parte c’è chi sostiene che non ci siano sufficienti prove per dimostrare i reali benefici provenienti dalla consumazione di cibo biologico. D’altra parte invece, c’è chi afferma che gli alimenti biologici contengono più antiossidanti. Ciò avverrebbe perché le piante li producono come una sorta di “pesticida” naturale, a differenza delle normali coltivazioni che si servono delle sostanze chimiche per sopravvivere ai parassiti. Altri studi hanno rivelato che gli alimenti bio possono avere concentrazioni leggermente più elevate di vitamina C e acidi grassi omega-3. Sono studi che provengono da diversi paesi nel mondo, che hanno quindi regolamentazioni diverse e che non portano dunque ad una certezza generalizzata.
È possibile praticare l’agricoltura biologica in campo aperto?
La risposta è sì ma le difficoltà sono molteplici. La contaminazione ambientale della pioggia o di terreni confinanti condotti in modo convenzionale è molto comune. Il calo dei livelli delle falde acquifere e i danni connessi alla siccità hanno spinto l’Europa ad approvare il Regolamento sul riutilizzo di acque reflue in agricoltura. Altro problema viene dalle acque superficiali ovvero tutte le acque riconducibili a torrenti, fiumi, laghi, acqua di transizione (canali idrici e invasi artificiali costruiti dall’uomo per irrigare).
L’ultimo report dell’Ispra (Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale) sulla presenza di pesticidi nelle acque, rivela che si trovano tracce di pesticidi in più di un campione su tre di acque superficiali. Nelle acque superficiali, 415 punti di monitoraggio (21% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor e i fungicidi dimetomorf e azossistrobina. E pensare che in Italia si è sviluppato un nutrito movimento anti-glifosato contrario alle importazioni di grano canadese, senza sapere che il glifosato lo abbiamo anche in casa ed è facile che vada a contaminare le verdure che mangiamo convinti che siano senza pesticidi.
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Quanto è sostenibile la coltivazione biologica?
L’agricoltura biologica è stata oggetto di critiche, sollevando dubbi sul fatto che sia veramente sostenibile. Questo perché la crescita costante della popolazione globale comporta un conseguente incremento della domanda di cibo. Per quanto riguarda ad esempio, l’agricoltura convenzionale, essa prevede l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti e monocoltura. Tutte queste pratiche riducono la biodiversità del suolo e portano al suo degrado, nonché a un diffuso inquinamento chimico. Questo produce effetti economici e ambientali negativi. Dal canto suo, l’agricoltura biologica, invece, mira a proteggere la biodiversità del suolo e a mantenere i vari cicli nutritivi (come quello dell’azoto) che avvengono normalmente nel suolo sano.
Tuttavia, c’è chi ritiene che non utilizzando i fertilizzanti chimici, l’agricoltura biologica richieda più terra per produrre la stessa quantità di colture commerciali rispetto all’agricoltura convenzionale. Questa terra aggiuntiva necessaria, potrebbe inavvertitamente portare alla deforestazione in altre parti del mondo. Il risultato è una maggiore emissione di gas serra.
Nel 2019 un appello di 400 scienziati a Senato chiedeva il ritiro del Ddl 988 in materia di agricoltura biologica. Oltre alla tesi della non sostenibilità del biologico, era contestato il fatto che gli agricoltori bio non facessero ricorso ai pesticidi, mentre il rame va catalogato come tale. Circa l’uso del concime naturale veniva eccepito che gli animali da cui deriva il concime, sono nutriti con mangimi Ogm e foraggi a loro volta concimati con prodotti di sintesi.
C’è biologico e biologico?
L’agricoltura biologica è regolamentata nell’Unione Europea dai regolamenti CE 834/07 e 889/08 che riguardano le norme di produzione, l’etichettatura, il sistema dei controlli e della certificazione e l’importazione da paesi extra Ue ed è valido per tutti i paesi dell’Unione Europea. La normativa italiana prevede, come già accennato, che per essere considerato biologico, un alimento deve contenere il 95% di componenti biologiche, ma quel 5% quanto incide sull’effettiva naturalità del prodotto? Certo il fatto che si parli di 5% e non di 100% dei prodotti convenzionali è pur sempre una garanzia. Ma a tutto questo, c’è da aggiungere che il discorso può cambiare nel caso in cui si tratti di prodotti provenienti dall’estero. Gli Usa ad esempio, prevedono diverse soglie di etichettatura biologica: 100%, 90%, 80% e così via. Questo sta a significare che il biologico italiano, quantomeno, è più sicuro di quello oltreoceano.
Su una cosa siamo certi, sostenitori e detrattori dell’agricoltura biologica sono pronti a darsi battaglia.
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