La sostenibilità interessa ancora qualcuno?

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Recentemente, alcune aziende americane hanno ridimensionato il loro impegno verso la sostenibilità ambientale. Donald Trump ha decretato l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. Possiamo dire addio al Green New Deal?

Negli ultimi anni, un po’ perchè l’hype del momento, un po’ a causa del rating bancario, la sostenibilità ambientale è stata al centro delle strategie aziendali di molte imprese globali. Tuttavia, un numero crescente di aziende statunitensi stanno facendo marcia indietro sui propri impegni ESG (Environmental, Social, and Governance), sollevando dubbi sul futuro della transizione ecologica.

Quali aziende americane stanno frenando sulla sostenibilità?

Unilever ha recentemente aggiornato i propri obiettivi di sostenibilità, in particolare riguardo all’uso della plastica. L’azienda ora punta a ridurre l’uso di plastica vergine del 30% entro il 2026 e del 40% entro il 2028. Inoltre, si propone di rendere il 100% degli imballaggi in plastica riutilizzabili, riciclabili o compostabili entro il 2030 per gli imballaggi rigidi e, entro il 2035, per quelli flessibili. Questi nuovi obiettivi sostituiscono quelli precedenti, più ambiziosi, che prevedevano una riduzione del 50% dell’uso di plastica vergine entro il 2025 e il raggiungimento del 100% di imballaggi sostenibili entro la stessa data. Il cambiamento suggerisce un allungamento dei tempi e una ricalibrazione delle priorità.

Walmart ha comunicato che non prevede di raggiungere alcuni dei suoi obiettivi di sostenibilità ambientale entro le scadenze prefissate. L’azienda si era posta l’obiettivo di ridurre le emissioni operative del 35% entro il 2025 e del 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015. Tuttavia, difficoltà legate alle politiche energetiche, alle infrastrutture e alla disponibilità di tecnologie a basse emissioni di carbonio hanno reso questi target irraggiungibili nel breve termine.

Nonostante ciò, Walmart continua a lavorare per azzerare le emissioni operative entro il 2040, ma la mancata realizzazione degli obiettivi intermedi solleva dubbi sulla fattibilità di tale traguardo.

McDonald’s ha rallentato alcuni dei suoi obiettivi di sostenibilità, in particolare quelli relativi al packaging sostenibile e al riciclaggio.

Allo stesso modo, Tesla ha ridotto la trasparenza nei suoi report ESG, fornendo meno dettagli sulle proprie performance ambientali rispetto agli anni precedenti.

Ma questo trend era gia emerso da una ricerca di Bain riportata nella tabella seguente.

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Anche i colossi finanziari ridimensionano l’approccio ESG.

BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, ha ridotto il numero di proposte degli azionisti legate al clima che supportava e ha preso le distanze dal termine “ESG” nelle sue comunicazioni ufficiali.

Vanguard, altro importante gestore patrimoniale, si è ritirata dalla Net Zero Asset Managers Initiative, un’alleanza globale di gestori patrimoniali impegnati a sostenere l’obiettivo di zero emissioni nette.

Perché le aziende stanno riducendo l’impegno sulla sostenibilità?

Diversi fattori stanno influenzando questa tendenza in USA:

  • Pressioni politiche: In alcuni stati americani, specialmente quelli più conservatori, il movimento ESG è stato fortemente criticato, portando alcune aziende a ridimensionare il proprio impegno.
  • Preoccupazioni sui costi: In un periodo di inflazione elevata e incertezza economica, molte aziende temono che gli investimenti in sostenibilità possano impattare negativamente sulla redditività a breve termine.
  • Critiche al greenwashing: Molte aziende sono state accusate di “greenwashing”, ovvero di promuovere pratiche ecologiche senza un reale impatto positivo sull’ambiente. Questo ha portato a un maggiore scetticismo nei confronti delle iniziative ESG.
  • Focus sui profitti: Alcune aziende stanno dando priorità alla crescita e ai profitti immediati, piuttosto che agli obiettivi di lungo termine sulla sostenibilità.

Il ruolo della politica: il colpo di Trump al Green New Deal

Donald Trump ha contribuito ad alimentare questa inversione di tendenza partita almeno 6 mesi prima della sua riconferma come Presidente. Appena tornato alla Casa Bianca, Trump ha bloccato oltre 300 miliardi di dollari di finanziamenti per le infrastrutture verdi negli Stati Uniti. Il nuovo ordine esecutivo, firmato il 20 gennaio, ha sospeso l’erogazione di prestiti e sovvenzioni federali ai produttori e sviluppatori di tecnologie sostenibili.

Questa decisione rappresenta un netto cambio di rotta rispetto all’amministrazione Biden, che aveva promosso massicci investimenti nel settore delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile. Tuttavia, la mossa di Trump è coerente con le sue promesse elettorali di porre fine al “Green New Deal” e di rilanciare la produzione di combustibili fossili.

L’Europa e il Green Deal: un percorso opposto?

Viceversa, l’Unione Europea continua a spingere con forza sul Green Deal. Il piano europeo prevede di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attraverso una serie di obiettivi intermedi, tra cui:

  • Riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
  • Aumento della quota di energia rinnovabile nel mix energetico.
  • Miglioramento dell’efficienza energetica e promozione dell’economia circolare.
  • Introduzione di normative più stringenti su emissioni industriali e consumo di risorse.

Va considerato che il rallentamento delle aziende statunitensi e le politiche meno favorevoli alla sostenibilità negli USA potrebbero rappresentare una sfida per le aziende europee. Se le imprese americane riducono i costi evitando investimenti ambientali, le aziende europee potrebbero trovarsi in svantaggio competitivo nei mercati globali. Inoltre, la dipendenza europea da tecnologie sostenibili ancora in fase di sviluppo potrebbe comportare costi più elevati nel breve periodo, aumentando le tensioni tra crescita economica e transizione ecologica.

Il futuro della sostenibilità aziendale dipenderà da diversi fattori: la volontà politica, l’evoluzione delle tecnologie pulite, la domanda dei consumatori, la reale volontà di pagare di più per prodotti sostenibili, ma soprattutto la capacità delle aziende di coniugare crescita economica e responsabilità ambientale.

Con un panorama così incerto, una cosa è chiara: il percorso verso un’economia sostenibile non sarà lineare e privo di ostacoli, soprattutto per l’Europa.

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