All’estero i turisti hanno difficoltà a trovare ristoranti italiani dove si cucina il vero Made in Italy. È per questo che Monica Olivieri ha pensato di fare il personal food assistant a Londra
1. Cara Monica, ci racconti come ti è venuta l’idea di fare il personal food assistant a Londra?
In realtà l’idea è nata dalla continua richiesta da parte di amici, parenti, conoscenti, su dove mangiare a Londra tutte le volte che vengono in vacanza qui. Ho un legame molto forte con Londra. Ci venivo spesso negli anni passati e ora ci vivo. Mi occupo di food marketing ed eventi, da qui l’idea di offrire un servizio di consulenza a coloro che sono in vacanza qui e non sanno cosa e dove mangiare.
2. In cosa consiste il tuo servizio e a chi ti rivolgi?
I miei clienti sono internazionali, molti ovviamente Italiani. Mi rivolgo a clienti high end, di fascia alta, che spendono volentieri 100£ per la sola lista di ristoranti consigliati. Dietro c’è un lavoro di consulenza, di conoscenza degli ingredienti, della qualità, della provenienza e, soprattutto, del fine dining e di tutto ciò che è incluso in esso.
3. Parlando di cibo, cosa cercano gli italiani quando vengono a Londra?
Comfort food, pasta, pizza, mozzarella, olio. Mi è capitato di andare a cena con degli amici che hanno chiesto l’olio d’oliva in un ristorante cinese! Si sentono persi, totalmente allo sbaraglio, come se dovessero morire di fame in una città come Londra. Nelle mie proposte, però, ci sono anche ristoranti British, Thailandesi, Spagnoli. Cerco di spingerli un po’ oltre, senza farli sentire persi.
4. Cos’è il Carbonara Day in London e come nasce?
Il Carbonara Day in London nasce perché la Carbonara pare sia il piatto “nazionale” Italiano più amato e conosciuto dagli Inglesi, ma è altrettanto misconosciuto. Ho vissuto 16 anni a Roma e devo tanto a quella città. Il Carbonara Day in London è il mio omaggio a Roma, al mio mentore, lo chef Arcangelo Dandini e a mio marito che è venuto a mancare improvvisamente tre anni fa e che amava tantissimo la Carbonara.
5. Quanto sono realmente interessati all’autenticità del cibo italiano gli inglesi e quanto sono disposti a pagare di più rispetto a prodotti italiani non autentici?
Questa è una bella domanda. Il Carbonara Day nasce anche per questo: educarli, insegnare loro cos’è una semplice ricetta e come giocarci con essa. Amano il cibo Italiano, ma non lo conoscono approfonditamente. Pagano tanto anche per moda, ovvero se un ristorante è popolare ( vedi anche le food bloggers inglesi che fanno pubblicità sui loro media) loro ci vanno, ma non sanno cosa stanno mangiando. Ma questo accade anche in Italia, ahimè.
6. Come sai ogni 3 prodotti italiani venduti al mondo 2 sono dei tarocchi. Qual è la tua opinione sul fenomeno Italian Sounding e come si potrebbe combattere?
Educando, spiegando veramente cosa sono i prodotti Italiani, aprendo le fiere di settore anche ai comuni mortali e forse lavorare anche sui prezzi.
7. Cosa gli italiani non hanno ancora capito di Londra e degli inglesi?
Che il tempo non è sempre brutto, che gli inglesi sono simpatici ed hanno anche un cuore e, soprattutto, che hanno degli ottimi ristoranti. Tutto il mondo è qui, sarebbe assurdo mangiare male in una città con 10.000.000 di abitanti! L’offerta è pazzesca!
8. Lo chef inglese Jamie Olivier ha fatto di più per la comunicazione della cucina italiana in UK di quanto abbiano fatto tanti chef italiani. Come mai, secondo te, di recente ha chiuso 22 ristoranti Jamie’s Italian?
Perché non si è saputo rinnovare, reinventare di fronte all’avvento di competitor e nuovi trend.
9. Ci sono produttori italiani che ti contattano per utilizzare i tuoi servizi di content creation e influencer marketing?
Al momento ancora no perché abbiamo appena iniziato, ma è li che vogliamo arrivare, per poter poi creare sinergie con i ristoranti e gli chef e creare, poi, gli eventi.
10. Il tuo progetto è scalabile in altri paesi. Ci stai pensando? E se si, dove?
Si, assolutamente. Ovunque ci siano Italiani e amanti della cucina Italiana.
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11. Infine, qual è il tuo posto del cuore a Londra dove ti senti realmente come se fossi a casa, in Italia?
In realtà nessuno, perché la creatività nel mio lavoro nasce proprio dalla mancanza dell’Italia. Cerco di ricreare quell’atmosfera di casa quando organizzo i miei eventi. Al massimo vado a mangiare una pizza da un pizzaiolo che si trova accanto alla porta di casa mia. Non è sui giornali, non lo seguono le food bloggers, ha origine bengalesi, ma è nato a Vicenza. Lui si che si sente Italiano e fa la pizza più buona di Londra!
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