“Allevato all’aperto” o “Nutrito con erba”, frasi accompagnate da immagini di mucche e maiali che si godono una vita bucolica all’aria aperta, ma la realtà è completamente diversa. Il Times di Londra denuncia le etichette disoneste che ingannano i consumatori: ora chiedono più trasparenza
Mentre in tutta Europa si discute di trasparenze in etichette in Inghilterra viene fuori un vero e proprio scandalo. Si, perché ai produttori di carne in Gran Bretagna, ma anche in Germania e altri paesi “evoluti”, è permesso trarre in inganno i consumatori con etichette disoneste e ingannevoli. Nei grandi e piccoli supermercati come Tesco, Sainsbury, Asda e Morrisons, per citarne alcuni, si trovano moltissimi prodotti con frasi ed immagini, impresse sulle confezioni, volutamente fuorvianti.
“Farm fresh”, che suona bene a livello marketing ma che sostanzialmente non riflette la realtà, “Nutrito con erba”, che dovrebbe significare alimentato interamente con erba, sono espressioni che fanno pensare ad un allevamento all’aperto, ad animali che pascolano liberamente nei prati e che mangiano solo ciò che la natura offre. Il marketing com’è noto proietta immagini spesso lontane dalla realtà.
Le salsicce di Richmond, per esempio, sono rappresentate da verdi colline, ma sono prodotte principalmente da maiali tenuti permanentemente al chiuso, mentre Heck, un marchio di salsicce dello Yorkshire, ammette chiaramente che il 60% dei suoi maiali sono allevati al chiuso.
A denunciare le etichette ingannevoli è un articolo comparso sul prestigioso giornale inglese The Times, “Dishonest Food”, in cui Michael Gove, Segretario di Stato della Gran Bretagna, elogiava gli standard di benessere degli animali britannici in generale e affermava che molti agricoltori sono meticolosi e umani. Purtroppo non è proprio così. E lo conferma anche The Guardian che, in un articolo, parla della diffusione delle Mega Farm, in stile americano, e fa riferimento ai grandi allevamenti intensivi diffusi nel Paese.
Lasciare l’industria libera di etichettare il cibo con immagini di mucche e maiali che si godono una bucolica vita all’aria aperta della campagna britannica quando la realtà sono agli allevamenti intensi dove gli animali vivano una vita intensamente angusta, crudele e miserabile, è uno scandalo!
La questione è: se delle salsicce vengono prodotte da maiali che hanno trascorso l’intera vita al chiuso, perché ai consumatori si deve far credere il contrario? Non hanno il diritto di sapere la verità? Nel Regno Unito, non vi è alcun obbligo per i produttori di carne suina, bovina e prodotti lattiero-caseari di scrivere chiaramente sulla confezione dove sono cresciuti gli animali e in che condizioni, nonostante Gove dichiari che dovrebbe esserci. I produttori di uova, invece, sono obbligati, da 14 anni, a dichiarare chiaramente sulla confezione se le loro galline hanno vissuto la vita in gabbia. E’ chiaro che l’utilizzo di frasi che evocano nella mente del consumatore allevamenti etici, che lasciano gli animali pascolare allo stato brado, fa vendere di più.
Nulla di nuovo sotto al sole. Qualcosa, però, comincia a cambiare. I consumatori iniziano a farsi sentire e vogliono sapere cosa stanno per mangiare, conoscere l’origine e la qualità dei prodotti. La necessità di trasparenza sulle etichette è ormai un bisogno diffuso e lo si può evincere anche nel “Food Trend del 2018 di Whole Foods“, la classifica delle tendenze del cibo in America, stilata dalla famosa catena dei supermercati naturali e bio degli Stati Uniti.
Il governo britannico sta provvedendo a “sviluppare una serie di proposte di riforma” che hanno l’obiettivo di imporre a tutte le aziende produttrici di carni un’etichettatura precisa e reale. Una scelta necessaria per tutelare i consumatori e dargli la possibilità di scegliere liberamente e consapevolmente.
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