Nel mondo meno di un consumatore su tre guarda l’etichetta Made in Italy per decidere l’acquisto, mentre il 65% vuole sapere la provenienza della materia prima, il processo di lavorazione e la tracciabilità
È quanto si legge su Il Sole 24 Ore, che fa riferimento al sondaggio condotto da EY quest’anno e anticipata a Parma, in occasione del primo convegno dedicato al foodtech. La ricerca “Future Consumer Now” fa riferimento all’etichetta Made in Italy e si basa sull’approccio mondiale al food, non solo in Italia.
Dall’indagine emerge che i consumatori globali sono avanti. In generale alla domanda “consumeresti italiano?” l’80% risponde “sì”, ma nello specifico ci sono differenze in base ai paesi. L’88% dei consumatori asiatici non guarda affatto la provenienza geografica in etichetta, il 72% degli americani fa la stessa cosa, in Europa la percentuale scende al 52%.
Tra gli 80mila consumatori intervistati da EY, solo il 32% è consapevole del marchio “made in”, mentre il 65% di dice interessato a sapere cosa c’è dietro a ciò che compra e mangia. Per questo tipo di consumatore l’ etichetta Made in Italy, in riferimento alla provenienza italiana conta, dunque, meno della qualità del prodotto. Vorrebbe dire che un prodotto Italian Sounding fatto bene e comunicato con cura è buono quanto uno prodotto in Italia?
Insomma ai consumatori globali interessa la qualità e la distintività di ciò che acquistano, al di là del prezzo. Questa è senza dubbio una enorme chance per il cibo Made in Italy, ma soprattutto per quello certificato da strumenti come la blockchain, che permette di dare certezza e trasparenza sull’origine della materia prima.
Purtroppo sono ancora poche le aziende italiane che lo hanno capito. L’indagine, infatti, ha messo in evidenza che tra quelle che hanno un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, solo il 48% si è dotato di uno strumento per certificare le filiere e solo il 42% studia i comportamenti dei consumatori internazionali. Un gap evidente, dunque, tra le aziende italiane e i consumatori globali.
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L’asset del marchio allora non basta più, sebbene il cibo italiano goda di un vantaggio competitivo nel mondo. Per sfruttare appieno le potenzialità sul mercato straniero, è necessario quindi andare incontro alle esigenze dei nuovi consumatori globali e puntare sempre sulla qualità dei prodotti italiani, ma con una comunicazione più utile a chi compra, che descriva meglio il processo produttivo e la certificazione della filiera.
Authentico è un valido strumento per le aziende dell’agroalimentare italiano, che disporranno di un nuovo modo per fare comunicazione diretta al consumatore finale, per informare e educare, per stimolare la consapevolezza circa i veri prodotti italiani certificati e per garantire un’informazione di qualità. Per saperne di più clicca qui.
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