Quanti consumatori preferiscono acquistare uova di galline “allevate a terra”? Siamo proprio sicuri di aver fatto la scelta migliore?
La dicitura “allevate a terra” è ingannevole ed è tra le più sfruttate dal marketing alimentare. Di che terreno parliamo? In verità del pavimento dei capannoni in cui vengono allevate le galline.
Dietro il mercato delle uova, purtroppo, si nascondono diverse insidie. Oltre alla fuorviante dicitura posizionata a trasmettere il concetto delle galline allevate in spazi aperti dove sono libere di scorrazzare, la comunicazione visiva viene supportata dal “greenwashing”, ovvero la strategia di utilizzare immagini sulla confezione che facciano sembrare il prodotto più ecologico, più green.
Quando scegliamo le uova da gallina “allevate a terra”, in realtà, inconsapevolmente stiamo sostenendo allevamenti intensivi di galline ovaiole che vivono in capannoni con luci e ventilazione artificiali, in spazi vitali esigui e sovrappopolati a contatto con le loro feci. Il sapore delle uova, così come anche la struttura stessa, risente inevitabilmente dello stress fisico dei poveri volatili. Più sono stressate le galline e più le uova che deporranno saranno meno salubri per la nostra alimentazione.
Quali sono i tipi di allevamento delle galline?
In base alla diversità di allevamento esistono 4 denominazioni di uova:
- di allevamento biologico, secondo cui, in base al regolamento Ce 1804/99 e il successivo decreto ministeriale del 4 agosto 2000, le galline vivono in spazi aperti e si nutrono solo di alimenti che procacciano nell’ecosistema di riferimento e, se alimentate,nutrite solo con mangime di agricoltura biologica;
- di allevamento all’aperto, in cui le galline hanno la possibilità di stare in luoghi aperti per alcune ore del giorno e hanno a disposizione 4 metri quadrati Tuttavia, non esistono vincoli relativi al tipo di mangime;
- di allevamento a terra, in cui le galline vivono in capannoni dove è previsto uno spazio di un metro quadrato per sette galline, che non hanno quindi grande libertà di movimento, anche in questo caso non sono imposti vincoli legati al tipo di mangime;
- di allevamento in gabbia (o a batteria), sono quelli più intesivi, i capi sono rinchiusi in gabbiedistribuite in capannoni a più piani, luci e ventilazione sono artificiali e la mancanza di spazio comporta l’impossibilità di movimento. Ciò causa situazioni innaturali per le galline che sono sottoposte ad un livello di stress altissimo, con conseguente scarsa qualità delle uova.
Come riconoscere la tipologia di allevamento delle galline e quindi delle uova ?
Per fortuna è tutto scritto sul guscio, meglio allora imparare a leggere il codice impresso per legge sulle uova in commercio.
Il primo numero indica il tipo di allevamento:
- 0 per l’allevamento biologico;
- 1 allevamento all’aperto;
- 2 allevamento a terra;
- 3 allevamento in gabbia.
A seguire, la sigla del paese di provenienza (in Italia naturalmente sarà IT), i numeri successivi indicano il codice ISTAT del comune in cui si trova l’allevamento, segue la sigla della provincia di appartenenza, mentre gli ultimi tre numeri rappresentano il codice distintivo dell’allevatore.
La confezione esterna delle uova riporta, invece, indicazioni riguardanti la freschezza: la lettera A indica l’uovo fresco (ritenuto tale fino al 9 giorno dalla deposizione), la lettera B indica uova che sono state conservate o che sono di seconda qualità, la lettera C infine quelle destinate all’industria alimentare.
In relazione alla grandezza, invece vengono indicate con la sigla
- XL le uova più grandi, che pesano almeno 73 grammi,
- L le uova che pesano almeno 63 grammi
- M le uova con un peso che si aggira intorno ai 53 grammi
- S le uova di peso inferiore ai 53 grammi.
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Alla scoperta dell’uovo di Colombo
Se si ha la possibilità è sempre meglio prediligere le uova da allevamento biologico. Certo questo comporta dover pagare un prezzo leggermente più alto rispetto alle altre tipologie, ma la preferenza per l’uovo biologico porta con sé un altro tipo di scelta, quello di consentire alle galline di vivere in condizioni dignitose e, soprattutto, di spingere il mercato verso sistemi di produzione eticamente più corretti.
Ma non è solo una scelta etica. Il beneficio attiene anche alla nostra salute fisica dato che, a quanto pare, galline stressate producono uova più ricche di acido arachidonicoche, se assunto in grandi quantità, può portare a infiammazioni cardiovascolari.
Veniamo alle buone notizie. Diversamente da quanto si credeva in passato, l’uovo non è artefice dell’innalzamento del colesterolo nel nostro organismo, dato che il cibo influisce solo sul 10-15% sulla quantità di grassi nel sangue. Quindi non è necessario limitarne il consumo. Anzi, sono dotate di alto livello nutritivo data la presenza massiccia di amminoacidi utili per la costruzione e la riparazione dei tessuti, e di vitamine come la K2 contenuta nel tuorlo, che apporta calcio allo scheletro e ai denti.
Nei prossimi articoli analizzeremo altre comuni diciture che nascondono una verità differente da quello che comunicano. Non lasciamoci ingannare dalle definizioni di marketing. Mangiamo informati!
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