Difendere il Made in Italy, accordo tra Mipaaf e AIC

difendere il made in italy

Il Ministero delle Politiche Agricole e l’Accademia Italiana  della Cucina siglano un protocollo d’intesa per difendere il Made in Italy, ancora una volta sotto attacco

Un momento delicato per il Made in Italy, non solo per lo scoppio della guerra in Ucraina. I cambiamenti climatici, l’aumento dei prezzi delle materie prime e la questione del grano rendono necessari interventi che non solo possano difendere il Made in Italy, ma anche valorizzare un patrimonio che è la nostra cultura: “La guerra in Ucraina – afferma il Sottosegretario con delega al vino Gian Marco Centinaio – è la punta di un iceberg di problemi precedenti, pensiamo all’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime, del grano che non è un problema derivato solo dalla guerra tra Russia e Ucraina, ma nato già lo scorso anno con la carenza produttiva avvenuta in Canada. Cosa facciamo per sostenere i nostri produttori? Abbiamo messo sul tavolo un miliardo 200 milioni per i progetti di filiera, serviranno all’agroalimentare italiano a far arrivare sulla tavola prodotti di qualità a prezzi contenuti. La speranza poi è che il conflitto in Ucraina finisca il prima possibile perché non conviene a nessuno”.

Lo scopo dell’accordo tra Mipaaf e AIC

L’accordo, firmato il 2 marzo 2022 a Roma, tra il Ministero delle Politiche Agricole e l’Accademia Italiana della Cucina ha il chiaro intento di sostenere la particolarità della Dieta Mediterranea, salvaguardandola e individuando sinergie che siano in grado di migliorare le produzioni gastronomiche e agroalimentari pur rispettando la sostenibilità, certificando la qualità e la sicurezza per rispettare le esigenze dei consumatori sempre più esigenti rispetto queste tematiche “con una più diretta e puntuale informazione ai cittadini per renderli consapevoli delle loro scelte alimentari – si legge nel protocollo – in linea con un corretto equilibrio nutrizionale”. Il cibo e il vino italiani verranno promossi all’estero attraverso una serie di attività tra cui “comunicazione pubblica e campagne d’informazione su tematiche specifiche, anche nelle scuole, valorizzazione  attraverso convegni seminari ecc. delle produzioni alimentari Made in Italy evidenziando il legame con il comparto agricolo agroalimentare ittico italiano, rimarcando la peculiarità della nostra cucina, indissolubilmente legata ai territori regionali di provenienza”, come si legge dal comunicato.

Le parole dei firmatari

“È proprio vero che in questo momento la cucina italiana sta vivendo un momento di difficoltà – ha rimarcato il presidente Aic, Paolo Petroni – perciò è importante questo protocollo. Tra gli ultimi attacchi arrivati alla nostra enogastronomia, quello sul vino l’abbiamo scampato per un pelo. Mettere un bollino nero al vino significava non farlo bere più. Non parliamo del Nutriscore che penalizza tutti i prodotti tipici italiani. Ben vengano le etichette che spiegano qual è la differenza tra un olio extravergine che costa 3 euro ed uno prodotto sul territorio che ne costa 25-30 euro, ma dire che il vino fa male, non è accettabile. Avere un partner come il Ministero ci fa molto piacere, insieme possiamo lavorare molto bene”.

“Stiamo lavorando tutti nella stessa direzione – ha commentato ancora il sottosegretario Centinaio – e c’è una parte del Paese, soprattutto quello legato al Made in Italy, all’agroalimentare, che lavora unito, vedi la vicenda Prosek. È una vicenda in cui stiamo tutti dalla stessa parte e stiamo coinvolgendo gli altri Paesi. L’Italia sta dimostrando che i mille campanili in questo momento nell’agroalimentare non ci sono e quindi otteniamo risultati importantissimi, come la cifra record di 52 miliardi di esportazioni che sembrava fino a poco tempo fa un traguardo lontano”.

“Il piatto e il prodotto agroalimentare – incalza Centinaio – sono il più grande spot pubblicitario per il territorio da cui arriva il prodotto. Prendiamo il vino, con un bicchiere di vino raccontiamo la vigna, la storia del vignaiolo, racconto il territorio, cosa c’è su quel territorio, da dove arriva quella tipologia di vino, che altri prodotti agroalimentari ci sono, eventi storici, posso dire che in quel territorio si fanno iniziative culturali, che è un territorio accogliente. Perciò il lavoro che dobbiamo fare tutti è questo: con un piatto di prodotti 100% Made in Italy raccontare il nostro Paese e costruire il pacchetto turistico che attrae i visitatori stranieri”.

Un momento delicatissimo per il settore agroalimentare italiano, che rende necessaria ancor di più la promozione dei prodotti del territorio per valorizzare il nostro Paese ed evitare la diffusione sul mercato di prodotti di imitazione  tipici del fenomeno dell’Italian Sounding, che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy


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