Richieste ingiustificate e frutto di concorrenza sleale. All’estero chiedono misure restrittive per l’export dei prodotti italiani a causa del Coronavirus
Alcuni paesi hanno chiesto che sui prodotti italiani ci fosse la scritta “virus free”, con annesso certificato “Coronavirus free”. Una misura restrittiva sul commercio che non è affatto giustificata.
Scienziati ed enti di tutto il mondo, infatti, stanno monitorando la diffusione del virus e non si registrano segnalazioni di trasmissione tramite il cibo. Le uniche raccomandazioni arrivano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sono relative a buone pratiche di igiene durante la manipolazione e preparazione dei cibi. Anche l’Efsa ha più volte evidenziato l’inutilità di richiedere garanzie sui prodotti alimentari, considerato che il virus si trasmette da uomo a uomo.
Anche gli autotrasportatori stranieri hanno paura di entrare in Italia per paura del Coronavirus o di rimanere bloccati sul territorio. Il rischio è di interrompere la filiera agroalimentare e, quindi, l’export dei prodotti italiani. Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari interessano i Paesi dell’Unione Europea, con la Germania come principale partner, seguito da Francia, e fuori dalla UE Gran Bretagna e Stai Uniti. Il prodotto più esportato è il vino, seguito dall’ortofrutta, anche se quote importanti di mercato sono le DOP.
Molte aziende italiane hanno, inoltre, avuto disdette negli ordini dall’estero, il tutto alimentato da fake news e concorrenza sleale. Un esempio è lo sketch andato in onda in un programma satirico della tv francese Canal+: un pizzaiolo italiano tossisce sulla pizza al “corona virus”. Il video ha suscitato un’ondata di indignazione da parte di istituzioni ed enti italiani, soprattutto considerando il momento delicato da tutti i punti di vista.
Dare queste notizie false non solo diffonde paura, ma legittima la concorrenza sleale e l’Italian Sounding. L’emergenza Coronavirus sta mettendo a rischio l’intera filiera agroalimentare italiana, dai campi fino alla ristorazione, e questi tentativi di speculazione non fanno che peggiorare la situazione.
Comportamenti ingiustificati che mettono in pericolo il Made in Italy senza alcuna motivazione scientifica e colpiscono appunto l’agroalimentare, un settore importantissimo per il nostro paese. Le richieste di garanzie sono, quindi, insensate e lo afferma anche la Ministra Bellanova, che sollecita produttori e imprese a fornire informazioni alla Task Force attivata presso il Ministero. Il problema è, comunque, già stato fatto presente alla Commissione Europea.
Serve, dunque, un impegno delle autorità nazionali e comunitarie per fermare pratiche sconsiderate, che rischiano di far perdere quote di mercato importanti alle produzioni nazionali per colpa di una concorrenza sleale che mira a screditare i prodotti italiani, sani e garantiti come sempre.
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