Al Cibus 2022 tematiche importanti e voglia di ripartire nonostante le difficoltà del momento. Nel frattempo incombe sulla filiera agroalimentare la blacklist dei rincari
Mentre a Parma ha inizio la 21esima edizione di Cibus 2022, il salone internazionale dell’alimentazione organizzato da Fiere di Parma e da Federalimentare (dove fino al 6 maggio oltre 3mila aziende italiane esporranno i propri prodotti), una parentesi sulle difficoltà a cui stiamo assistendo è doverosa. Se, infatti, il Cibus è una vetrina delle eccellenze del Made in Italy, d’altro canto è anche un palcoscenico dove affrontare le problematiche figlie della situazione che stiamo vivendo.
Una situazione che risente della commistione di più eventi, dalla pandemia al difficile reperimento di materie prime a causa degli eventi climatici. Il tutto aggravato dal recente scoppio del conflitto in Ucraina. Questo è lo scenario attuale, dove, complice la speculazione, i prezzi stanno raggiungendo le stelle. Una blacklist dei rincari danneggia le imprese ma anche le tavole degli italiani. Se molte aziende rispondono con la shrinkflation, altre non esitano a sospendere promozioni o ad aumentare i prezzi.
La blacklist dei rincari
Rilevazioni Istat sull’inflazione ad aprile 2022, forniscono alcuni dati che determinano una blacklist degli aumenti sullo scaffale comparandoli con quelli di un anno fa:
- +63.5% per l’olio di semi
- +8,4% per il pane
- +17,2% per la farina
- +15,7% per il burro
- +14,1% per la pasta
- +12,2% per la carne di pollo
- +12% per la verdura fresca
- +10,2% per frutti di mare
- +9,5% per i gelati
- +9,3% per le uova
Per non parlare degli aumenti dei costi a partire dalle campagne: +170% dei concimi, +90% dei mangimi, +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media.
Ma i rincari riguardano anche i materiali di confezionamento:
- +75% per le cassette in legno
- +45% per i cartoni da imballaggio
- +20 % per i tappi di sughero
- +40% per i tappi in metallo
- +70% per i contenitori in plastica
- +15% per il tetrapack
- +30% per bottiglie e vasetti di vetro
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L’ottimismo al Cibus
Temi importanti per questa edizione del Cibus, che toccano i rapporti tra industria e distribuzione, il ruolo della filiera agricola per la redditività delle imprese, la ristorazione del futuro e il ruolo dei prodotti Dop e Igp negli assortimenti.
Nonostante le difficoltà, si percepisce lieve entusiasmo rivolto soprattutto all’export. Così infatti, parla Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agrarie, Alimentari e Forestali: “C’è la voglia di tornare ad esserci e mostrare l’agroalimentare italiano al mondo, dopo aver esportato nello scorso anno per un valore record di 52 miliardi. E aggiungo che anche i primi mesi dell’anno non stanno segnando il passo. Certo, le difficoltà ci sono, dovute anche al conflitto ucraino e all’aumento dei costi, soprattutto dell’energia. Il governo sta facendo tutto quello che deve fare sulla parte interna per sostenere tutti i settori produttivi ed è importante che la Ue non retroceda da quella volontà di stare assieme e di agire comune che ha caratterizzato il modo in cui abbiamo affrontato la pandemia”.
Le riflessioni che partono dal Cibus 2022
Proprio in virtù di quanto sta accadendo, il ruolo del Cibus 2022 è ancora più determinante perché è la vetrina per le aziende di tutta la filiera agroalimentare, che produce ricchezza nel nostro Paese, per non parlare del ruolo fondamentale dei marchi DOP e IGP. Queste le parole di Ivan Vacondio, Presidente di Federalimentare: “Cibus ci dà il modo di fare alcune riflessioni: la pandemia prima e la guerra ora ci hanno messo di fronte alla vulnerabilità del nostro sistema alimentare. Sarà importante allora iniziare a pensare a un nuovo modello di diplomazia alimentare da perseguire con un duplice obiettivo: nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni”, e ancora: “Cibus deve ricordarci che, in condizioni difficili come quella che stiamo affrontando, è importante celebrare i nostri prodotti, farlo con buyer italiani ed esteri e ricordando il grande valore di ciò che produciamo in termini economici e in termini sociali”. In Italia “spesso ci si dimentica di chi produce ricchezza”, ha continuato, “noi siamo la seconda manifattura del paese”.
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