Segnali positivi nel settore agricolo, le nuove generazioni tornano alla terra. Innovazione e sostenibilità, i principi che segnano il cambiamento nell’approccio all’agricoltura 4.0
Sempre più giovani, in Italia, inseguono il sogno di lavorare la terra. Investendo risorse e idee in progetti che, lentamente, stanno rinnovando l’approccio al mestiere, nel segno di un’innovazione che fa il paio con la sostenibilità ambientale ed economica. Negli ultimi cinque anni, il numero dei giovani imprenditori agricoli è cresciuto del 14%, con un balzo significativo registrato proprio nel corso del 2020. Con oltre 55mila under 35 alla guida di imprese agricole e allevamenti, l’Italia è leader europeo nel numero di progetti agricoli condotti da giovani. Questo lascia pensare che il ritorno all’agricoltura possa finalmente rivelarsi una grande opportunità per le generazioni future.
Identikit del nuovo agricoltore italiano
Le nuove generazioni tornano alla terra e non sempre sono figli di agricoltori, ma semplicemente degli appassionati. Non sono indifferenti ai problemi legati all’ambiente e sono attenti al sociale. Utilizzano il web, e infatti, in base ad un’indagine condotta dalla Coldiretti, i giovani agricoltori sono altamente tecnologici. Il 70% di essi utilizza le Tea (Tecnologie di evoluzione assistita), la frontiera più evoluta e sostenibile delle biotecnologie applicate in agricoltura. Il 45% già usa una o più soluzioni di agricoltura digitale per migliorare la sostenibilità e la gestione aziendale, e per valorizzare la qualità delle produzioni. Otto su dieci sono soliti viaggiare all’estero. Grazie a questa caratteristica sono avvantaggiati nell’inserimento di nuovi mercati e nelle dinamiche per l’export. Uno su quattro è laureato e uno su quattro è una donna. Tra questi potrebbe esserci in futuro qualche studente tra i 45.566 che, nell’anno scolastico 2017/2018, hanno scelto un percorso didattico legato alla terra. E che magari proseguirà gli studi scegliendo, tra le 213 facoltà presenti in Italia, tra agraria e veterinaria.
I fondi europei: accessibili o no?
Il ritorno alla terra è senza dubbio stato decretato anche dall’instabilità del settore industriale e dei servizi. Un buon incentivo, oltre all’utilizzo della tecnologia, è rappresentato anche dal sostegno promosso dalla Comunità Europea, che mette a disposizione i fondi relativi ai Piani di sviluppo rurali (Psr). In base ad essi, i giovani agricoltori dovrebbero ricevere aiuto per far decollare la loro attività con sovvenzioni all’avvio, sussidi al reddito e altre forme di sostegno, come la formazione supplementare. Il condizionale è d’obbligo. Nel 2020 la Coldiretti ha rilevato che la metà delle domande presentate non è stata accettata, e per quanto riguarda la metà accettata solo il 55% è stato effettivamente finanziato. Dati tra l’altro confermati anche da un’indagine della Sezione di controllo degli Affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti. A quanto pare, la capacità di evadere la domanda di sostegno ai giovani agricoltori non è uniforme su tutto il territorio nazionale, con attese che possono superare i due anni e mezzo.
Prossimo obiettivo: snellire le pratiche burocratiche per l’accesso al credito.
Stando alle stime, la burocrazia sottrae circa 100 giorni lavorativi alle aziende. L’84% degli imprenditori italiani ritiene un problema la complessità delle procedure amministrative, rispetto al 60% degli imprenditori europei. Come sottolinea Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti “Siamo di fronte a un vero spread per la competitività delle imprese italiane in Europa, che va recuperato con la semplificazione e la sussidiarietà. Lo snellimento delle procedure con la semplificazione, il dialogo tra le amministrazioni e l’informatizzazione è il miglior investimento che può fare il Paese per sostenere la crescita”.
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I nuovi agricoltori non hanno nulla da invidiare a quelli vecchi
Le nuove generazioni tornano alla terra e lo fanno con un criterio in testa, che sia un approccio biologico o il recupero di antiche colture o una sostenibilità ambientale e tecnologica ma accostandosi sempre con rispetto alla tradizione unito al desiderio di portare lo sviluppo agricolo ad un livello successivo.
Abbiamo raccolto 10 esempi nella regione Campania:
Dama
La tanta tenacia di Marianna D’Auria, che, grazie al sostegno di suo padre Leopoldo e all’esperienza di nonno Carmine, custode delle antiche e preziosissime tecniche di coltivazione, semina, coltiva e raccoglie un pomodorino di collina dolcissimo, tutto esclusivamente bio. Non è interessata ai compromessi Marianna, va dritta per la sua strada e i suoi pomodori sono i preferiti di molti grandi chef.
Fenny
Luigi Maiorano ha dimostrato caparbiamente che la tracciabilità si può fare anche sul prodotto fresco e ha ideato una bella ed innovativa etichetta adesiva attaccata direttamente sui finocchi, che riporta un QR code dove il cliente può verificare l’origine e le analisi del terreno dove è coltivato. In più l’azienda ha elaborato un prototipo di una nuova linea di lavorazione, attraverso un sistema di lavaggio innovativo, che permette di migliorare la qualità del prodotto, riuscendo ad avere una shelf life più lunga di alcuni giorni rispetto a un prodotto convenzionale.
Sorrentino Vini
Difficile innovare nel settore vinicolo. Ma i 3 fratelli Sorrentino, Giuseppe, Benny e Maria Paola, viticoltori sul Vesuvio da tre generazioni, ognuno con le rispettive competenze hanno una gran visione e attuano una produzione biologica certificata. Hanno trasformato la loro bellissima tenuta, con vista su Vesuvio e sul Golfo di Napoli, in un wine resort, dove oltre all’ospitalità organizzano numerosi eventi enogastronomici direttamente nei loro vigneti e percorsi di wine tracking, dalla vigna al Vesuvio, a cura di esperte guide vulcanologiche.
https://www.sorrentinovini.com/
Sodano
Francesco Sodano ha capito che l’innovazione e la sostenibilità potevano rinnovare anche un settore piuttosto maturo come quello della frutta secca, che si approvvigiona prevalentemente dall’estero. Si è impegnato da qualche anno nella valorizzazione della nocciola “Mortarella”, la nocciola avellana, creando delle creme a Km Zero dai 30 ettari di noccioleti. Un percorso che si basa sulla ricerca e sviluppo a cominciare dalla selezione dei prodotti e che prosegue nelle fasi di trasformazione, il tutto garantito da una filiera controllata che impiega il 70% dell’energia ottenuta da fonti rinnovabili.
Terra Viva
Giannina, Raffaele e Anna dell’Azienda Terra Viva sono “figli e nipoti” di agricoltori. Hanno coniugato le tradizioni trasmesse dal nonno, unite all’esperienza del padre (recentemente scomparso) scegliendo di valorizzare i prodotti tipici vesuviani grazie ai principi della moderna agricoltura. Così, hanno trasformato gran parte del raccolto in colture specializzate, come il Pomodoro del Piennolo del Vesuvio, i Pomodori gialli del Monte Somma e le Albicocche Pellecchielle.
https://www.terravivaziendagricola.it/
Punzi
La passione di Nunzio e Francesco per un’agricoltura sempre più professionale e specializzata, ha portato il gruppo Punzi ad investire in un’agricoltura attenta ai continui cambiamenti di mercato, dove impianti serricoli all’avanguardia sono alla base della produzione di ortaggi e di verdure d’altissima qualità destinate alla quarta gamma e al mercato fresco, con un percorso di qualità che amano definire “dal seme alla tavola”.
Vitis Aurunca
Pietro e Francesco Ceparano, entrambi agronomi, hanno seguito le orme del papà Giuseppe, e nella loro bellissima tenuta di Cellole applicano metodi di coltivazione biologica ai tre settori aziendali: enologico, frutticolo e olivicolo oleario. Zero pesticidi e lotta biologica integrata per difendere la salubrità delle loro eccellenze, un’attenzione unica alle tecniche naturali, lavorando sulla salute del suolo e sul reintegro dell’ecosistema della macchia mediterranea che circonda i loro terreni paradiso di insetti utili a neutralizzare i parassiti.
I segreti di Diano
Nella Valle di Diano, Pietro D’Elia innova con tecnica e comunicazione una grande eccellenza del territorio, il peperone Sciuscillone di Teggiano, che trasforma in peperone crusco ed altri prodotti dolci e piccanti. Pietro ama dire che “nessun segreto può̀ considerarsi tale se non siamo noi stessi a conservarlo.” Lavora solo sulle specie autoctone, tracciate e controllate, nessuna coltivazione in serra, nessuna produzione intensiva, nessuna lavorazione meccanica. Solo un duro e paziente lavoro manuale per ottenere l’eccellenza in ogni singolo prodotto.
Casale Pietropaolo
Salvaguardare l’ambiente significa salvaguardare l’agribiodiversità: è questo il mantra di Francesco Espresso, che nell’azienda agricola Casale Pietropaolo, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio, con cura maniacale, si prende cura del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio D.O.P., come gli ha insegnato suo nonno, e delle grandi eccellenze che il Vesuvio dona generosamente a chi sa rispettarne la natura.
https://www.casalepietropaolo.it/
Canapa del Sud
La chiamano #rivoluzioneverde, Valentina Capone, Antonio Capone, Gian Maria Baldi e Rosa Borrelli, le menti e le braccia del Centro Operativo Sviluppo Canapa del Sud, una cooperativa di giovani agricoltori motivati dalla volontà di rilanciare il proprio territorio attraverso la coltivazione della canapa sativa in Campania. E’ ambizioso il progetto che comprende 25 aziende agricole per un totale di circa 50 ettari coltivati a canapa per la produzione di seme e di infiorescenze, ma la determinazione di questi giovani è più forte della sfida di produrre la migliore canapa 100% Made in Italy.
Questi sono solo alcuni esempi di quanto sta succedendo in tutte le regioni d’Italia, di come ci sia una controtendenza rispetto alle vecchie generazioni, forse un po’ stanche, che spesso preferiscono colture più remunerative. I giovani hanno capito che sono seduti su un prezioso giacimento che ha il nome di Dieta Mediterranea, che ha bisogno di rinnovamento e tanta cultura per essere valorizzato come merita.
La tradizione agricola millenaria non è mai stata così innovativa come adesso.
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