Parmesan dagli occhi a mandorla, Grana Cheese e Romano Cheese, l’ accordo commerciale Ue Giappone non tutela veramente i nostri formaggi e favorisce il fenomeno Italian Sounding. Ecco cosa si nasconde nel testo definitivo
“Tutti i grandi formaggi italiani a denominazione resteranno esclusi dalla tutela in Giappone, in seguito all’accordo siglato con l’Ue, che di fatto consentirà l’Italian Sounding”. E’ il grido d’allarme di Assolatte, delusa e preoccupata per la sorte dei prodotti caseari nel paese asiatico.
L’ accordo commerciale Ue e Giappone, in cantiere dal 2013, è stato siglato dal commissario al Commercio, Cecilia Malmström, e dal ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida. In realtà ci vorrà ancora del tempo per arrivare alla firma del documento definitivo, poi servirà la ratifica dei singoli Stati dell’Unione europea e del Parlamento europeo e, probabilmente, entrerà in vigore all’inizio del 2019.
L’intesa commerciale di libero scambio prevede, su un arco temporale ampio, l’azzeramento dei dazi applicati dal Giappone sulle importazioni dei prodotti Made in Italy: i nostri formaggi, che oggi pagano circa il 30% di tasse per entrare alla frontiera nipponica, fra 17 anni non pagheranno più nessuna imposta.
Nel 2017 in Giappone sono state esportate 10.000 tonnellate di formaggi per un valore di circa 80 milioni di euro. Parliamo quindi di un importante mercato di sbocco per la nostra produzione casearia, con consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di alta qualità e che hanno mostrato grande interesse nei confronti delle eccellenze del Made in Italy agroalimentare. Tokyo si è impegnata a riconoscere 205 tra Dop e Igp europee, di cui 44 italiane. “Sulla carta” ha dichiarato che 10 formaggi a denominazione d’origine (Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio) verranno tutelati.
Questa sarebbe un ottima notizia. Il testo definitivo dell’EPA (Economic Partnership Agreement) nasconde, però, due brutte sorprese e a farne le spese sono proprio i nostri formaggi di qualità.
- La prima riguarda quelli con nome composto, come il Grana Padano, il Pecorino Toscano o il Provolone Valpadana: questi marchi verranno protetti in Giappone, ma solo nel loro insieme, cioè se uniti. Si potranno vendere, infatti, formaggi chiamati “Grana”, “Romano Cheese” o “Cheese Padano”, prodotti fuori dall’Italia da chissà chi.
- La seconda, invece, riguarda in particolare il Parmigiano Reggiano: la Dop è salva ma si potranno tranquillamente registrare marchi a nome “Parmesan” nel mercato nipponico.
Queste due specifiche sembrano una presa in giro per i nostri Consorzi di Tutela e per l’Italia, che da anni si battono contro le imitazioni che utilizzano questi nomi, che sono diventati simbolo dell’Italian Sounding.
“Si prospetta un futuro tutt’altro che positivo per il nostro export di formaggi in Giappone”, afferma il presidente Giuseppe Ambrosi. L’associazione che era riuscita, non senza difficoltà, a far comprendere nell’accordo i 10 formaggi Dop italiani rispetto alle 19 indicazioni di origine, ora manifesta grande delusione e preoccupazione e definisce i termini stabiliti nell’Epa come “i peggiori mai negoziati dall’Unione Europea in un accordo commerciale”.
L’ accordo commerciale Ue Giappone dà di fatto il via libera al fenomeno Italian Sounding: produttori australiani, neozelandesi e statunitensi potranno vendere Parmesan e Romano Cheese in Giappone, sfruttando l’assonanza col noto marchio italiano e quello che comunemente viene considerato una traduzione del nome. Il rischio è che i consumatori asiatici troveranno sugli scaffali, oltre ai prodotti originali italiani, le imitazioni che magari costeranno anche meno delle Dop italiane. Senza tutela sarà difficile per i giapponesi riuscire a distinguere un Parmesan dall’originale Parmigiano Reggiano e probabilmente saranno portati a scegliere proprio quello meno caro. Sicuramente a nostro vantaggio c’è che i produttori australiani e neozelandesi continueranno comunque a pagare dazi molto alti per entrare nel mercato giapponese, mentre gli europei avranno una progressiva riduzione, che si traduce in un vantaggio competitivo, ma la concorrenza sleale messa in atto dai produttori di Italian Sounding resta comunque.
Secondo l’eurodeputata Beghin, membro della Commissione per il commercio internazionale, è soprattutto una questione culturale: “Tra i negoziatori prevale sempre una logica di tipo nord-europeo, che considera quello lattiero-caseario un settore marginale. E i risultati sono questi”. Per l’Italia il settore caseario è, invece, particolarmente strategico, tanto che nella classifica dei 10 prodotti DOP IGP per valore di produzione, stilata da Qualivita, ci sono 5 formaggi Dop! Intanto in Commissione per il commercio internazionale arriva la garanzia che il Parmigiano Reggiano verrà tutelato: bisogna capire, però, in che modo sarà fatto.
È importante, quindi, aiutare il consumatore straniero a distinguere i veri prodotti italiani dalle imitazioni. In questa direzione, nel corso del 2018, si muoverà la campagna di “True Italian Taste”, che si rivolgerà al mercato asiatico con eventi e masterclass per valorizzare le produzioni autentiche italiane e contrastare l’Italian Sounding.
Anche noi di Authentico siamo impegnati fattivamente nel contrasto del fenomeno, per questo abbiamo creato un’app che aiuta i consumatori di tutto il mondo a riconoscere i veri prodotti italiani in modo semplice ed immediato, a segnalare quelli fake e anche a trovare i veri ristoranti italiani all’estero (quelli che cucinano con ricette e materia prima italiana).
Siamo fermamente convinti che l’informazione è la migliore arma per combattere l’imitazione delle nostre eccellenze agroalimentari. Diventa anche tu un sostenitore attivo della lotta contro l’Italian Sounding, scarica l’app cliccando qui è completamente gratis!
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