Basta il termine “pasta” a riempire il cuore, mente e pancia. Porta con sé un mondo di valori che neanche una pandemia mondiale ha saputo scalfire.
Il consumo di pasta è aumentato per 1 persona su 4 durante il lockdown. È stata l’elemento principe sulle tavole durante i mesi di reclusione imposta, in cui il ritorno alla vita familiare non poteva che essere rappresentato dal mangiare tutti insieme. La pasta, se ci pensate, è uno dei pochi cibi che quando è pronta richiama tutti i commensali attorno al tavolo nello stesso momento, altrimenti scuoce. Questo succede non solo in Italia ma anche all’estero, dato che nei primi quattro mesi del 2020 l’incremento dell’export è stato +25%.
L’Unione Italiana Food (già AIDEPI), in collaborazione con l’Agenzia Ice e Doxa, scatta un’istantanea della nuova panoramica di consumo della pasta dopo la pandemia globale. Succede proprio alla vigilia della 22ª edizione del #WorldPastaDay, dove quest’anno si potrà festeggiare la crescita del tasso di penetrazione della pasta registrato nel primo quadrimestre del 2020.
Ebbene, l’indagine ha rilevato come la pasta sia alimento principale di consumo non solo in Italia ma anche nei Paesi in cui la ricerca è stata effettuata. In particolare, dunque, Francia, Germania, UK, e USA sono le nazioni in cui viene registrato un terzo del consumo mondiale di pasta.
Ci sono le opportune differenze ovviamente riguardo la media di consumo pro capite rispetto all’Italia, dove consumiamo circa 23,5 kg di pasta all’anno, contro i 9 kg degli Americani, gli 8 kg di Tedeschi e anche dei Francesi e i 3,5 kg pro-capite degli Inglesi.
Il Made in Italy, condicio sine qua non
Pasta, come pizza, termine invariato in tutto il mondo, connotazione universale per indicare per eccellenza tutta la tradizione italiana, è sinonimo di aggregazione e convivialità. Proprio per questo si registra un ritorno all’origine nazionale della materia prima. Le famiglie italiane, come attestato dal report Ismea Tendenze sul frumento duro, durante il lockdown hanno preferito il 100% italiano nella selezione della pasta, al di là della tipologia di formato, che ha suscitato anche ironia sul web rispetto alla discriminazione nei confronti delle penne lisce.
Non è solo la fama a rendere la pasta italiana un prodotto irreperibile nel mondo. La garanzia per i consumatori, i vincoli imposti ai produttori e il dettato sulle materie prime da utilizzare, sono stabiliti dalla Legge di purezza (legge 580/67) in cui si impongono i parametri di qualità e si sottolineano le caratteristiche che deve presentare il prodotto. Per la pasta italiana si può utilizzare per legge solo semola di grano duro, che permette alla pasta secca di restare al dente. Tutto ciò rende la pasta made in Italy la prima scelta per il 72% delle famiglie inglesi, il 68% di quelle francesi, il 54% di quelle tedesche ed il 48% di quelle americane.
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I nuovi valori legati alla pasta
Il rapporto con la pasta ha subìto qualche modifica in clima di emergenza sanitaria. In particolare, l’indagine svolta dall’Unione Italiana Food suggerisce una riflessione sul nuovo ventaglio di valori che le si attribuiscono. Oltre alle certezze confermate legate al sapore, il fruitore di pasta ricerca nuove qualità al momento dell’acquisto, come la provenienza del grano 100% italiano. L’attenzione si focalizza sempre di più sull’etica e sulla sostenibilità, con la scelta di agricolture sostenibili per evitare lo sfruttamento delle risorse naturali e tutelare la salute pubblica.
World pasta day 2020
Il tema per la 22ma edizione del World Pasta Day, manifestazione ideata e curata da Unione Italiana Food e IPO – International Pasta Organization, sarà “VivoMediterraneo”, attuazione della Dieta Mediterranea e dei suoi principi e comportamenti quotidiani, proprio in concomitanza con il decennale del riconoscimento UNESCO della Dieta Mediterranea a Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Si ripropone così, anche quest’anno, dopo il successo della prima edizione, la kermesse Al Dente – the Italian Way of Pasta, manifestazione che durerà una settimana e culminerà il 25 ottobre con il World Pasta Day. In questo lasso di tempo, 130 ristoranti italiani e di tutto il mondo proporranno nel menù un piatto tipicamente mediterraneo. La lista dei ristoranti che aderiranno alla manifestazione potrà essere consultata sulla piattaforma digitale Al Dente. Sono coinvolti anche i food blogger e tutti gli amanti della pasta che potranno condividere con foto, stories o video la loro interpretazione di ricetta mediterranea e partecipare ad un social pasta party con gli hashtag #VivoMediterraneo e #WorldPastaDay.
Attenti alle contraffazioni
Un prodotto così popolare, che ha un mercato tanto vasto, è un’occasione troppo ghiotta per tutti i produttori esteri che usano imitare i prodotti italiani alimentando il fenomeno dell’Italian Sounding. Come si leggeva nei dati, i francesi mangiano pasta di frequente, ed è qui che il marchio locale Panzani, posseduta della spagnola Ebro Food, che ha anche partecipazioni in pastifici italiani, per acquisire autorevolezza o forse per confondere i consumatori ingaggia addirittura Ornella Muti come testimonial delle sue pubblicità e poi di recente esce con uno spot che addirittura prende in giro i pastifici italiani.
L’elenco dei Paesi che producono pasta Italian sounding cresce sempre di più, oltre agli storici ci sono nuovi competitor come l’Egitto o come la Turchia, cresciuta in soli cinque anni del 77% passando da 850.000 tonnellate ad oltre 1,5 milioni. Allo sportello, nato dall’alleanza tra Authentico e l’associazione dei consumatori Consumerismo no profit, arrivano centinaia di segnalazioni da parte dei consumatori su prodotti sospetti che hanno visto nei negozi fisici e sui siti di e-commerce. Come questa nella foto sotto.
Invitiamo tutti coloro che amano il vero cibo italiano ad effettuare segnalazioni tramite l’app gratuita Authentico oppure inviando una foto all’indirizzo email info@consumerismo.it. Se la segnalazione è fondata, viene fatta un trasferimento del fascicolo al team di Consumerismo che si occuperà di indirizzarla verso gli organi competenti (Antitrust e Ministeri), come pure verso i consorzi di tutela per i prodotti a denominazione di origine.
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