Un vino di altissima qualità, l’Amarone della Volpicella è prodotto in maniera artigianale. Ma sei davvero sicuro di sapere tutto? Ti sveliamo 5 curiosità per conoscerlo meglio
Un vino rosso passito secco, l’Amarone della Volpicella è prodotto in provincia di Verona. Ha una storia abbastanza recente e pare sia nato da un errore nella produzione.
Il riconoscimento DOC (Denominazione di Origine Controllata) risale al 1968, mentre la DOCG (denominazione di Origine Controllata e Garantita) al 2010. Le denominazione è riservata al “classico”, al “Valpantena” e al “riserva”. Il Consorzio è nato nel 1924.
Considerato come il più pregiato dei vini veronesi e come uno dei più importanti rossi italiani, è molto apprezzato dai consumatori esigenti di tutto il mondo. Trattandosi di un prodotto che richiede un’altissima qualità delle uve ed una cura minuziosa e pressoché artigianale, la quantità di vino prodotto è limitata rispetto ai Valpolicella.
Può accompagnare piatti importanti, quali selvaggina e carni arrosto, ma anche salumi, formaggi e ai piatti tipici della tradizione.
Ecco le 5 curiosità sull’Amarone della Volpicella che forse sapevi o forse no
Qual è l’origine?
La Valpolicella è sempre stata famosa fin da prima dei tempi romani per il suo vino dolce, il Recioto attuale, vino tra i più antichi della nostra storia vitivinicola. Nel IV secolo d.C., in una lettera si parla di un vino ottenuto con una speciale tecnica d’appassimento delle uve, chiamato allora Acinatico, prodotto in quel territorio, denominato Valpolicella. Il nome secondo alcuni deriverebbe dal latino “Vallis-polis-cellae” e potrebbe significare “Valli dalle molte cantine”. La leggenda narra che l’Amarone della Volpicella sia nato per un errore o per via di un inverno caldo. In una vasca di Recioto si svolse tutto il processo di fermentazione, trasformando gli zuccheri in alcol e dando vita ad un vino amaro e molto tannico. Dal Recioto, vino dolce per eccellenza, nacque così un vino secco, con una componente amara più spiccata. I primi esemplari furono imbottigliati solo nei primi anni del Novecento per un uso familiare o destinati agli amici. La commercializzazione vera e propria ebbe però inizio solo nel dopoguerra.
Dove si produce l’Amarone della Volpicella?
La zona di produzione dell’Amarone della Valpolicella DOP comprende, in parte o del tutto, il territorio di 19 comuni in provincia di Verona. Precisamente è l’intera fascia pedemontana che si estende dal lago di Garda fino quasi al confine con la provincia di Vicenza. Costituita da valli che si sviluppano in direzione nord-sud, la Valpolicella si presenta idealmente come un ventaglio di vallate. Le caratteristiche geologiche e climatiche del territorio, unico e variegato, sono alla base della grande originalità e tipicità dei suoi vini. Grazie alla protezione della catena montuosa dei Lessini a Nord, alla vicinanza del lago di Garda e all’esposizione a sud dei terreni collinari e di fondovalle, il clima in cui cresce la vigna è complessivamente mite e non troppo piovoso.
Come si fa?
I vitigni sono autoctoni, principalmente due: uve Corvina (dal 45 al 95%), è ammesso in tale ambito la presenza del Corvinone nella misura massima del 50%, in sostituzione di una pari percentuale di Corvina, e uva Rondinella dal 5 al 30%. Possono concorrere vitigni a bacca rossa, sino ad un massimo del 15%. Le uve sono attentamente selezionate in vigna e, una volta raccolte, disposte con cura in un unico strato, in cassette di legno o su graticci di canne di bambù. Sono, poi, collocate in ampi fruttai, ricavati sopra le cantine, perfettamente aerati e in grado di assicurare un’ideale conservazione dei grappoli. Restano lì sostano per tre/quattro mesi, fino a che non perdono almeno la metà del loro peso. Ultimato l’appassimento, le uve sono sottoposte a pigiatura. Attualmente in Valpolicella sono utilizzati due diversi metodi di vinificazione, il primo, di stampo tradizionale, svolto a temperature naturali, e quindi molto basse, nei mesi di gennaio e febbrai. Il secondo metodo, più moderno, prevede l’ausilio di particolari “vinificatori”. L’affinamento si fa in contenitori di legno e, infine, si imbottiglia.
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Come si riconosce?
Un vino assolutamente unico e inimitabile. Il colore è molto intenso e luminoso, di un rubino tendente al granato con l’invecchiamento. Ha un odore caratteristico e accentuato. Si sentono profumi intensi di ciliegia, ribes, cioccolato e spezie. Il sapore è pieno, vellutato, caldo, con sentori speziati. Alla Denominazione di Origine Controllata e Garantita dei vini “Amarone della Valpolicella” è vietata l’aggiunta di qualsiasi specificazione diversa. Può essere utilizzata la menzione “vigna”, seguita dal corrispondente toponimo. Possono anche esserci indicazioni che facciano riferimento a nomi, ragioni sociali, marchi privati e del Consorzio. È obbligatorio riportare in etichetta l’indicazione dell’annata di produzione delle uve.
Quali sono le differenze tra l’Amarone della Volpicella e il Recioto?
Come già detto la sua origine sarebbe casuale. Si narra, infatti, che sia nato da una botte di Recioto dimenticata. I lieviti naturali presenti nel vino hanno continuato a fermentare e a trasformare tutto lo zucchero in alcool, rendendo il dolce Recioto un vino secco, amaro. Infatti proprio suo nome lo distingue in sapore dal fratello più dolce. La differenza principale tra Amarone e il Recioto, sta proprio nella fermentazione. Nell’Amarone tutta la parte zuccherina è trasformata in parte alcolica ottenendo un vino strutturato, deciso e tannico. Nel Recioto, invece, la fermentazione è interrotta a metà, in modo da ottenere un vino da dessert, con una parte zuccherina importante.
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