Un test veloce ed economico per scoprire se nella mozzarella di bufala DOP c’è la presenza di latte straniero
Grande fermento al centro di ricerca Cnr-Ispaam di Napoli per aver messo a punto un test che consentirà di smascherare la presenza di latte importato in un prodotto che dovrebbe, invece, essere derivato da materie prime italiane, come la mozzarella di bufala campana Dop.
Lo studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, pubblicato su Food Chemistry attraverso l’analisi proteomica delle caseine ha permesso di riconoscere dei marcatori molecolari indicatori della presenza di latte e/o cagliata di bufala di provenienza straniera, miscelati con latte prodotto in Italia. Come spiegato dai ricercatori questa scoperta consentirà di realizzare test di routine veloci ed economici per individuare eventuali adulterazioni di latte e formaggi da bufala campana con materie prime provenienti al di fuori dell’area di produzione.
Simonetta Caira, ricercatrice Cnr-Ispaam e coordinatrice dello studio, ha affermato “Il latte delle nostre bufale ha caratteristiche genetiche che lo differenziano da quello proveniente da altri paesi. Grazie a questo studio si potrà finalmente smettere di dubitare circa la provenienza della tanto apprezzata mozzarella di bufala Campana DOP. La metodica analitica messa a punto potrà essere applicata sia sul latte o cagliata in arrivo al caseificio sia sul prodotto finale presente sui banchi del supermercato. In tal modo si potrà garantire la qualità e la genuinità delle merci lungo tutta la filiera di produzione”.
Questa scoperta non ha solo rilevanza per i consumatori che possono evitare fregature. La mozzarella di bufala campana DOP è un patrimonio da proteggere, è la Ferrari del Sud. Infatti la mozzarella di bufala campana DOP è il terzo formaggio Dop in Italia per produzione certificata e valore, subito dopo Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Dal punto di vista economico la mozzarella crea valore aggiunto nei territori di produzione, tanto che la Campania è la quarta regione del Paese per impatto economico dei prodotti a indicazione di origine. In particolare la provincia di Caserta e quella di Salerno sono le prime province del Sud nella classifica dell’impatto territoriale.
Non possiamo che plaudire i risultati di questa ricerca e del lavoro del Cnr-Ispaam di Napoli perchè sarà ancora più facile smascherare brutte storie dei soliti furbetti e difendere la qualità e il prestigio di un prodotto simbolo del made in Italy.
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