Il Prosecco traina il Made in Italy vinicolo e si conferma il re di Instagram

il prosecco traina il made in italy vinicolo e-si conferma il re di instagram

Si prospetta un anno d’oro per l’export del vino italiano. A trainare il settore vinicolo ancora le bollicine, con in testa il Prosecco che si conferma anche il re dei social

Con l’inizio della vendemmia l’Italia festeggia un record storico per l’export del vino italiano: le esportazioni hanno, infatti, raggiunto i 2,9 miliardi di dollari in valore, con una crescita del +18% nei primi cinque mesi del 2018, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Continua il momento d’oro dello spumante italiano, principalmente grazie al Prosecco che da solo vale il 60% del vino sparkling esportato.

Un nuovo primato, dunque, per il settore vitivinicolo che gode di uno dei suoi momenti migliori ed di cui beneficia l’intero Made in Italy. Tra i principali importatori vini del Belpaese al primo posto sempre gli Stati Uniti (744 mln di dollari), dato che pone in evidenza il pericolo delle politiche protezionistiche del Presidente Trump, seguiti dalla Germania (495 mln di dollari) e Regno Unito (332 mln di dollari) che subisce gli effetti della Brexit ma resta sul podio dei principali clienti. Interessante il dato che mostra che l’aumento maggiore in percentuale si è, invece, avuto per la Svezia, +33% sul 2017. (Analisi l’Ice, Istituto per il commercio estero, su dati dell’Eurostat, Istituto di statistica europeo).

Ancora una volta sono le bollicine, con in testa il Prosecco, a trainare l’intero comparto, in controtendenza rispetto ai vini fermi. Negli Usa, infatti, sempre nei primi cinque mesi del 2018 gli sparkling wine tricolori hanno avuto un incremento del 18%, a fronte di un -0,8% dei vini fermi, e un +9% in Gran Bretagna rispetto a -5% per i fermi. Nel 2017 il solo Prosecco ha esportato 273 milioni di bottiglie, mentre gli altri spumanti italiani sono arrivati a 213 milioni di bottiglie, superando di gran lunga lo Champagne con 105 milioni. I francesi, però ci battono sul valore: 25 euro è il prezzo medio per un litro, solo 3,92 per il Prosecco.

Il Prosecco è anche il “re di Instagram”, il più postato sul social dai Millenials. Nell’analisi di WineNews, sui tag più utilizzati e le produzioni più popolari al mondo, infatti, stravince tra i vini italiani: 2.677.441 post per il Prosecco (#prosecco), a cui si aggiungono quelli del popolare hashtag #proseccotime.

Inoltre, secondo l’indagine che UniCredit conduce annualmente sulle tendenze, le dinamiche competitive e le prospettive di sviluppo e crescita del settore, nell’arco degli ultimi 15 anni i consumi globali di vino sono aumentati da 228 a 242 mln di ettolitri. La Cina, soprattutto, ha più che raddoppiato i suoi consumi, anche grazie alle bollicine italiane che rendono più accessibile il consumo del vino in un paese che tradizionalmente non è abituato al vino, ancor meno a quelli molto strutturati. Per il 2018, inoltre, si stima l’ export del vino italiano dovrebbe chiudere l’anno con un’ulteriore crescita del 3,4%.

Siamo vicini alla vendemmia e tutti sono preoccupati per l’andamento climatico dell’ultima fase. Tuttavia, come ha confermato il presidente del Consorzio del Prosecco Doc, Stefano Zanette a WineNews, “La produzione è ottima, lo stato sanitario delle uve anche […],  sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, quindi le prospettive sono buone. Ora stiamo raccogliendo le uve “complementari”, Chardonnay in primis, poi verso la fine del mese si inizierà la vendemmia vera e propria della Glera. Sul fronte della quantità prevediamo una produzione di 3,5 milioni di ettolitri, e stiamo chiedendo la riserva vendemmiale perché l’annata ad oggi è particolarmente favorevole per immagazzinare del prodotto, per periodi di minor abbondanza, da sbloccare al momento opportuno”.

Si riapre, come ogni anno, la tradizionale sfida per la leadership produttiva mondiale tra Italia e Francia. Per la vendemmia di quest’anno, secondo Coldiretti, è prevista una produzione di 46/47 milioni di ettolitri rispetto ai 40 milioni del 2017. La produzione italiana sarà destinata per oltre il 70% a vini DOCG, DOC e IGT, con 332 vini a denominazione di origine controllata (DOC), 73 a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) e 118 a indicazione geografica tipica (IGT) riconosciuti in Italia; il restante 30% riguarderà i vini da tavola. Sul territorio nazionale sono presenti 504 varietà iscritte al Registro viti contro le 278 della Francia, a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia. Anche se come abbiamo più volte ribadito, la biodiversità non è semplice da comunicare. I Francesi hanno storicamente concentrato la comunicazione su meno di 15 vitigni che sono diventati arcinoti in tutto il mondo.


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Il grande merito di tanto successo del settore vitivinicolo va ai tanti imprenditori italiani che hanno saputo fare sistema, lavorando moltissimo sia sulla qualità, sia in ambito commerciale, cogliendo le opportunità di crescita derivanti dai nuovi mercati di consumo del vino. Le sfide sono molteplici e bisogna affrontare una duplice competizione, quella leale dei mercati emergenti, e quella sleale della contraffazione e dell’ Italian Sounding.
L’export, rappresentando una porzione importante del mercato del vino italiano, continua a confermarsi come un’occasione unica che va colta prontamente e per la quale sono necessarie attività continue di marketing e comunicazione, per mantenere salde ed accrescere le quote di mercato.
Un valido esempio, che gli altri settori del comparto agroalimentare farebbero bene ad imitare.


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