Ottimo il risultato dell’ export dei prodotti alimentari italiani, che chiude il 2017 con un +7% rispetto al 2016, arrivando a 41 miliardi di euro. Il MIPAAF è ottimista sull’obiettivo di 50 Miliardi per il 2020. Un traguardo veramente raggiungibile?
Continua la crescita dell’ export dei prodotti alimentari italiani all’estero, dove sempre più consumatori li cercano e li utilizzano in cucina. Il settore agroalimentare, che conta tra l’altro 818 produzioni certificate, rappresenta un’eccellenza che primeggia nel mondo per la qualità, la sicurezza alimentare e il rispetto delle tradizioni. L’export agroalimentare aveva raggiunto nel 2016 i 38,36 miliardi di euro, a fronte dei 36,8 del 2015, e chiude il 2017 il con 41 miliardi di euro, +7% rispetto al 2016!
“Oltre 41 miliardi di euro di export agroalimentare. Mai prima d’ora – afferma il Ministro Maurizio Martina – l’Italia aveva ottenuto un risultato così. Merito delle nostre aziende, piccole, medie e grandi che hanno saputo guardare al mondo, hanno saputo portare il Made in Italy fuori dai nostri confini…”
Dalle parole dei Ministro Martina si capisce che un concreto aiuto all’esportazione è arrivato dal lavoro diplomatico che ha portato a riaprire mercati prima preclusi alle esportazioni italiane. Negli USA è stata aperta l’importazione ai salumi italiani e l’export di pere e mele. In Cina è stato rimosso il blocco sulle carni suine italiane e abbiamo avuto l’ok anche alle esportazioni di agrumi e kiwi dall’Italia. In Giappone si è ottenuto il via libera a importazioni di carni bovine, come pure di Arance Tarocco, Moro e Sanguinello. I kiwi italiani oggi si possono esportare anche in Corea del Sud, Cile e Canada.
Una notizia positiva che arriva proprio nell’Anno nazionale del cibo italiano e che conferma quanto il Made in Italy sia sempre più apprezzato nel mondo.
Oltre al vino che è il prodotto più esportato (+7%), la Coldiretti registra un aumento delle esportazioni di ortofrutta (+2%), ma soprattutto di salumi (+8) e formaggi, che sono i veri protagonisti, con un incremento del 9% in valore. I paesi delle Ue dove l’ export dei prodotti alimentari italiani continua a crescere sono Germania (+1), Gran Bretagna (+2) e Francia (+7%), ma i risultati migliori si registrano specialmente in Russia (+31%), sebbene l’embargo colpisca alcuni prodotti, in Cina (+20%) e in Giappone (+39%): una grossa opportunità, quindi, per la crescita del settore agroalimentare!
“Opportunità nuove – prosegue il Ministro Martina – che vanno a tutto vantaggio di agricoltori, allevatori, produttori, la spina dorsale dell’economia dei nostri territori, i protagonisti del rilancio produttivo e occupazionale che viviamo. Sono il nostro patrimonio e dobbiamo difenderli fino in fondo. Anche valorizzando di più e meglio l’origine sulle etichette, come abbiamo fatto per formaggi, pasta, riso, derivati del pomodoro. Sono convinto che questa scelta sia una delle frontiere più avanzate di una concezione politico culturale che cerca di interpretare nuove vie di protezione nella globalizzazione. Il Made in Italy si protegge davvero portando a 50 miliardi le esportazioni entro il 2020, non con dazi e barriere da propaganda elettorale”.
50 miliardi di euro: obiettivo possibile?
Probabilmente si! È sicuramente un traguardo ambizioso, ma fattibile se il trend del +7% sarà mantenuto anche nei prossimi 3 anni. E se poi teniamo conto delle nuove occasioni che vengono dai mercati esteri, Asia in primis, si potrebbe sperare bene anche di superarli!
In un mercato mondiale dove cresce la richiesta del Made in italy aumenta, inevitabilmente, anche l’Italian Sounding: l’export dei prodotti alimentari italiani sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente aumentare contrastando il fenomeno delle imitazioni e la contraffazione, che fatturano addirittura più di 60 miliardi di euro. La sfida per il comparto agroalimentare nei prossimi anni sarà quello di farsi conoscere continuando a puntare sulla qualità e, soprattutto, sulla comunicazione. Guardando i dati dell’ultimo Rapporto Isme-Qualivita il punto debole del sistema è proprio questo: solo il 42% dei produttori Food e wine ha, per esempio, un profilo sui social network, anche se il dato è in crescita rispetto al 2016 (+11%).
Noi di Authentico non sappiamo in che misura le indicazioni sulle etichette possano realmente incidere sull’export, ma siamo invece pienamente convinti che la modalità di comunicazione e l‘informazione ai consumatori siano le migliori armi per la lotta all’Italian Sounding.
Per questo abbiamo pensato ad una soluzione innovativa che parte dal basso, proprio dai consumatori, cioè da coloro che effettuano, appunto, le scelte di acquisto e potrebbero essere tratti in inganno. Grazie all’App Authentico, scaricabile gratuitamente, si può riconoscere in modo semplice e veloce se il prodotto è realmente Made in Italy attraverso la funzione scansione del codice a barre e si può accedere ad una scheda che visualizza un’etichetta parlante.
Authentico aiuta, inoltre, le aziende italiane a valorizzare i propri prodotti in modo innovativo, a vendere di più all’estero e, grazie ai Big Data, le accompagna nella scelta di puntare gli investimenti sui mercati a maggior potenziale, senza però complicare la gestione, senza costringere ad adottare nuovi codici o nuove etichette. Se vuoi sapere com’è facile aderire al progetto basta compilare questo form.
Insomma, disponiamo di una grande ricchezza che tutti ci invidiano e possiamo renderla ancora più grande. Sta a noi farlo!
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