Dopo il riconoscimento dell’Unesco oggi 17 gennaio, nella ricorrenza di Sant’Antonio Abate, si festeggia la prima “Giornata mondiale del Pizzaiolo”. Eppure in Italia 1 pizza su 3 è fatta con ingredienti provenienti dall’estero e il 95% delle pizze nel mondo sono Italian Sounding
La pizza è il cibo italiano più diffuso al mondo, ma quasi ovunque conserva solo il nome. Negli Stati Uniti se ne consumano addirittura 13 kg pro capite all’anno, praticamente 350 fette al secondo. Certo parlare di pizza è un eufemismo visto che nel 95% dei casi si usano solo ingredienti locali: mozzarella prodotta nel Wisconsin, pomodoro della California, primo produttore mondiale, e olio del Texas. Senza contare poi tutti gli altri prodotti che finiscono sulle pizze, dal parmesan al provolone, dal salami Milano alla soppressata calabrese, dall’extravergine Pompeian al falso pomodoro San Marzano, che negli USA è un must.
Il problema è le persone che mangiano o cucinano pizza pensano di gustare uno dei più classici piatti italiani: in realtà solo il 5% di tranci lo è. La maggior parte, dunque, è un piatto Italian Sounding o è preparato con ingredienti non originali. Il vero dramma è che anche in Italia, secondo Coldiretti, una pizza su tre non è preparata con prodotti Made in Italy ma provenienti dall’estero, come le mozzarelle ottenute da latte congelato.
L’Arte tradizionale dei Pizzaiuoli napoletani patrimonio immateriale dell’Unesco
“Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale”. E’ così che l’Unesco ha riconosciuto quello che a Napoli moltissimi sostenevano da sempre: il pizzaiolo napoletano è depositario di un’arte che merita il massimo rispetto e considerazione!
Il problema riguarda proprio la lavorazione della pizza che non è più principalmente italiana! Nel nostro paese, infatti, ben quattro pizzaioli su dieci sono stranieri, in particolare 20mila egiziani e oltre 10mila marocchini, che non conoscono il vero procedimento per preparare un impasto degno di essere considerato autentico! Basta farsi un giro per le pizzerie, pizzetterie e take away di Milano o Bologna per capire la portata del fenomeno.
Antonio Pace, presidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, chiarisce però che per essere “pizzaiuolo napoletano” non bisogna per forza essere nati a Napoli: “Puoi nascere giapponese, ma se segui il disciplinare STG sei più partenopeo di quelli, napoletanissimi, che fanno pizze bastarde”.
La carda di identità del pizzaiuolo napoletano è, dunque, la formazione, l’utilizzo delle materie prime e il rispetto del disciplinare. “Le scuole sono tante, i metodi e i programmi diversi – prosegue Pace – l’importante è il rispetto delle regole essenziali, quelle che abbiamo elaborato con l’aiuto dell’università”.
In merito Sergio Miccù, Presidente dell’Associazione Pizzaioli Napoletani, afferma: ” Di certo non parliamo di laurea, se si vuole essere riconosciuti come pizzaioli professionisti è importante che tutti abbiano la possibilità di frequentare dei corsi professionali che li qualifichino come tali”. La prossima sfida sarà l’inserimento della professione nella scuola alberghiera.
Il riconoscimento dell’Unesco dell’arte dei pizzaioli come patrimonio mondiale dell’umanità rappresenta una grande opportunità per rilanciare la vera pizza italiana, ormai completamente snaturata, e per tutto il settore agroalimentare. Ma dovrà essere accompagnato da una campagna di comunicazione globale che metta al centro gli ingredienti originali e l’arte di pizzaiuoli napoletani.
Quando sei all’estero, prima di entrare in pizzeria, per sapere in anticipo se mangerai una pizza originale ti basterà scaricare l’App gratuita di Authentico sul tuo smartphone. Grazie all’accordo con l’Associazione Verace Pizza Napoletana, su Authentico potrai, infatti, scovare le vere pizzerie napoletane in ogni angolo del monto. La nostra startup consente, così, a tutti coloro che amano il cibo italiano nel mondo di conoscere in quale ristorante o locale si può gustare una vera pizza, preparata seguendo l’arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani.
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