Prodotto esclusivamente nell’area nord-orientale dell’Italia, il Prosecco è uno dei vini italiani più amati all’estero e anche tra quelli più imitati. Ma sei sicuro di sapere davvero tutto? Ti sveliamo 5 curiosità per conoscerlo meglio
La zona di produzione del Prosecco DOC si trova nell’area Nord orientale dell’Italia e più precisamente nei territori ricadenti in 5 province del Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno) e in 4 nel Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine). Quando la raccolta delle uve, la vinificazione e l’imbottigliamento avvengono completamente nelle province di Treviso e Trieste, si possono usare le menzioni speciali Prosecco DOC Treviso e Prosecco DOC Trieste.
Il Consorzio di tutela è nato nel 2009. Il Prosecco ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata (DOC) nello stesso anno, ma già negli anni ’90 era noto come Prosecco IGT. Alcune storiche denominazioni di questo vino hanno assunto il marchio DOCG (Montello e Colli Asolani prosecco, Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene). Quando si parla di Prosecco occorre quindi distinguere le seguenti aree di produzione coi relativi prodotti: Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG e Asolo Prosecco DOCG (le 2 denominazioni delle colline trevigiane), che per la tipologia spumante possono fregiarsi della menzione Superiore, e Prosecco DOC (prodotto in tutto il Friuli Venezia Giulia e in 5 province del Veneto).
È il vino italiano più esportato all’estero, ma per lo straordinario successo è anche molto imitato: Kressecco e Semisecco sono alcuni dei nomi bizzarri più utilizzati all’estero, che richiamano palesemente al nostro vino DOC. Il Prosecco si consiglia con piatti a base di pesce o crostacei e con gli antipasti.
Ecco le 5 curiosità sul Prosecco che forse sapevi o forse no
1 – Qual è l’origine del Prosecco?
Fin dalla metà del ‘200 il toponimo “Prosech” o “Prosecum”, ma anche il più moderno “Proseco”, viene riferito ad un piccolo centro, confinante a sud est con il vescovado di Trieste. Risalgono sempre a quest’epoca le prime citazioni del luogo. Agli inizi del ‘500 i vini provenienti dalla località di Prosecco vengono nominati in alcuni studi letterari di un certo peso, come nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (23 – 79 d.C.). Il famoso medico Galeno (129 – 216 d.C.) contribuì, invece, a diffondere la fama terapeutica del vino Pucino. All’inizio del ‘700 inizia una vera e propria simbiosi tra la popolazione e la bevanda. È all’inizio dell’800 che risale la storia moderna del Prosecco inteso come vino bianco prodotto in queste colline, diventando infine a metà ‘900 l’unico ed incontrastato padrone della zona.
2 – Qual è l’uva usata per produrre il Prosecco?
Le uve destinate alla produzione di Prosecco DOC provengono principalmente dal Glera, un vitigno autoctono dell’Italia nord orientale, noto fin dai tempi dei Romani. La Glera è un vitigno a bacca bianca che produce grappoli grandi e lunghi, con acini giallo-dorati. Insieme a quest’uva, fino ad un massimo del 15%, vengono storicamente utilizzate altre varietà: Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero, vinificato in bianco. Le prime settimane di settembre sono il periodo migliore per mantenere le proprietà organolettiche (zuccheri, acidità e sostanze aromatiche) delle uve che hanno raggiunto la maturità e sono perfette per produrre il Prosecco DOC.
3 – Come si fa?
Selezionate le uve migliori inizia la produzione del vino bianco ed è così che lo zucchero viene trasformato in alcol e anidride carbonica. L’attività dei lieviti, detta anche fermentazione, dura circa 15/20 giorni a una temperatura massima di 18°C per preservare l’aroma e i profumi più delicati. La prima qualità a essere imbottigliata è il Prosecco Tranquillo, mentre le varietà Frizzante e Spumante seguono la seconda naturale fermentazione. Questa, che utilizza il metodo italiano chiamato anche Martinotti, avviene in grandi recipienti a tenuta di pressione, le autoclavi. È così che il vino acquista le famose bollicine. Verso la fine della spumantizzazione, che dura minimo 30 giorni, si abbassa la temperatura per fermare la fermentazione, lasciando un residuo zuccherino, capace di garantire l’equilibrio e l’armonia.
4 – Come si riconosce il Prosecco DOC?
Le bottiglie di Prosecco DOC sono facilmente distinguibili in quanto è obbligatoriamente posto il Contrassegno di Stato su cui è riportato:
b) la dicitura «Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali»
c) la sigla «DOCG» o «DOC», a seconda delle produzioni di cui trattasi
d) il numero progressivo e la serie alfanumerica
e) il volume nominale del prodotto contenuto nel recipiente espresso in litri.
Può essere prodotto e commercializzato esclusivamente in bottiglia di vetro, mai alla spina o in lattina! Il Prosecco DOC è un vino solo bianco. È possibile in alcuni casi trovare sul collo della bottiglia il logo del Consorzio a testimoniare l’autenticità del territorio di origine. Sempre sul collarino c’è il Data Matrix, un codice a barre bidimensionale che, inquadrato con lo smartphone permette di verificare l’autenticità della bottiglia.
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5 – Quali sono i tipi di prosecco?
Si distinguono essenzialmente tre tipologie di Prosecco:
- Prosecco Tranquillo, con un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 10,50% vol. Il perlage è assente
- Prosecco Spumante, con un minimo di 11,00% vol. È la tipologia più nota e diffusa, ha un perlage fine e persistente. In base al contenuto zuccherino, il Prosecco DOC Spumante può essere Brut, Extradry, Dry o Demi-sec
- Prosecco Frizzante, con un minimo di 9% vol. Ha un perlage lieve e meno persistente.
In tutti i casi si tratta di un vino dal colore giallo paglierino, dal profumo floreale e fruttato e dal sapore fresco, leggero e brioso.
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